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appendice 185

Tirinto». E del Tasso1: «Per quella via ch’è più deserta e sola». È tolto ai latini, tra’ quali Virgilio nella favola d’Orfeo2: «Te, dulcis coniux te solo in litore secum, Te veniente die, te decedente canebat». E nel quinto dell’Eneide3: «At procul in sola secretae Troades acta Amissum Anchisen flebant». Cosí anche nel sesto4: «Ibant obscuri sola sub nocte per umbram». E Stazio nel quarto della Tebaide5: «Ingentes infelix terra tumultus, Lucis adhuc medio solaque in nocte per umbras, Exspirat».


CANZONE TERZA


AD ANGELO MAI.

pag. 15.


St. I, v. 4.           .... incombe.

Questa ed altre molte parole, e molte significazioni di parole, o molte forme di favellare adoperate in queste canzoni, furono tratte, non dal Vocabolario della Crusca, ma da quell’altro vocabolario dal quale tutti gli scrittori classici italiani, prosatori o poeti (per non uscir dall’autoritá), dal padre Dante fino agli stessi compilatori del Vocabolario della Crusca, incessantemente e liberamente derivarono tutto quello che parve loro convenevole, e che fece ai loro bisogni o comodi, non curandosi che quanto essi pigliavano prudentemente dal latino fosse o non fosse stato usato da’ piú vecchi di loro. E chiunque stima che, nel punto medesimo che si pubblica il vocabolario d’una lingua, si debbano intendere annullate senz’altro tutte le facoltá che tutti gli scrittori fino a quel punto avevano avute verso la medesima; e che quella pubblicazione, per sola e propria sua virtú, chiuda e stoppi a dirittura in perpetuo le fonti della favella; costui non sa che diamine si sia né vocabolario né lingua né altra cosa del mondo.

  1. Gerusalemme liberata, canto x, stanza 3.
  2. Georgiche, lib. iv, v. 465.
  3. V. 613.
  4. V. 208.
  5. V. 438.