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Tirinto». E del Tasso1: «Per quella via ch’è più deserta e sola». È tolto ai latini, tra’ quali Virgilio nella favola d’Orfeo2: «Te, dulcis coniux te solo in litore secum, Te veniente die, te decedente canebat». E nel quinto dell’Eneide3: «At procul in sola secretae Troades acta Amissum Anchisen flebant». Cosí anche nel sesto4: «Ibant obscuri sola sub nocte per umbram». E Stazio nel quarto della Tebaide5: «Ingentes infelix terra tumultus, Lucis adhuc medio solaque in nocte per umbras, Exspirat».
CANZONE TERZA
AD ANGELO MAI.
pag. 15.
- St. I, v. 4. .... incombe.
Questa ed altre molte parole, e molte significazioni di parole, o molte forme di favellare adoperate in queste canzoni, furono tratte, non dal Vocabolario della Crusca, ma da quell’altro vocabolario dal quale tutti gli scrittori classici italiani, prosatori o poeti (per non uscir dall’autoritá), dal padre Dante fino agli stessi compilatori del Vocabolario della Crusca, incessantemente e liberamente derivarono tutto quello che parve loro convenevole, e che fece ai loro bisogni o comodi, non curandosi che quanto essi pigliavano prudentemente dal latino fosse o non fosse stato usato da’ piú vecchi di loro. E chiunque stima che, nel punto medesimo che si pubblica il vocabolario d’una lingua, si debbano intendere annullate senz’altro tutte le facoltá che tutti gli scrittori fino a quel punto avevano avute verso la medesima; e che quella pubblicazione, per sola e propria sua virtú, chiuda e stoppi a dirittura in perpetuo le fonti della favella; costui non sa che diamine si sia né vocabolario né lingua né altra cosa del mondo.