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Non m’indugio in altri casi, poiché qui a me interessa affermare che i codici esaminati fanno capo ad un manoscritto che aveva alcuni passi sicuramente errati. Si possono imputare tali errori ad un autografo? Certo la cosa non si può escludere dalle possibilitá, ma è poco probabile. Comunque, rimane assodato che la tradizione manoscritta che conosciamo proviene da un’unica redazione, e che qualche caso di varianti che lasciano incerti sulla scelta, trova la sua giustificazione nel fatto che il comune capostipite aveva le chiose marginali, alcune delle quali consistevano nel dichiarare con un sinonimo il significato di un vocabolo del testo.

Ai fini della classificazione si distinguono nettamente due folti gruppi di manoscritti, uno dei quali ha un ottimo rappresentante nel codice Parmense che non ha l’equivalente in nessun altro rappresentante del secondo gruppo, al quale appartengono, oltre al Laurenziano XLII, 7, l’Ambrosiano 183 inf., il codice della Biblioteca Nazionale di Roma. Altri manoscritti hanno seguito una via indipendente dai due gruppi.

Il nostro testo è il risultato del controllo fra i migliori rappresentanti dei due gruppi e fra i manoscritti indipendenti. Passi che hanno bisogno di essere discussi, ce ne sono, ma gli elementi forniti dalla tradizione manoscritta sono stati tutti vagliati. Per una maggior sicurezza su alcuni passi che possono dar luogo a dubbi o a soluzioni diverse, non c’è che da augurarsi che venga fuori qualche manoscritto che si riveli veramente indipendente dalla tradizione che conosciamo1.

Ecco la tavola delle correzioni piú importanti rispetto al testo dell’edizione Moutier2:

    di messer Tizzone, legge: nell’anima del suo amore giá cibata senza misura amando accesa; di questo passo non c’è traccia nei manoscritti ed è da ritenersi apocrifo); pag. 59: «...nella niente non essere per terra...» (non è congetturale); pag. 138: «...trattate dagli scedanti...» (la maggior parte dei manoscritti leggono scedali, ma qualcuno ha il segno dell’n, e l’ho accettato; scellerati è congettura di qualche codice, ma a me par certo che qui si tratti di scedanti, buffoni girovaghi); pag. 149: «Non so se infermitá o altro accidente...» (infermitá è congetturale; i codici leggono sanitá).

  1. Per la grafia seguo, in genere, i criteri adottati da S. Battaglia per il Filocolo in questa stessa collezione.
  2. Alcune delle nostre correzioni si trovano giá nel testo delle edizioni Fanfani, Gigli, e ne abbiamo giá detto il perché; ma l’elenco degli errori e degli arbitri che si trovano in tali edizioni e non in quella del Moutier, sarebbe di gran lunga molto piú nutrito.