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capitolo vi 129


gli piace, e al mio amore e al commesso male e all’offeso marito ad un’ora sodisfarò degnamente; e se agli spiriti sciolti dalla corporal carcere e al nuovo mondo è alcuna libertá, senza alcuno indugio con lui mi ricongiugnerò, e dove il corpo mio esser non puote, l’anima vi stará in quella vece. Ecco, adunque morrò, e questa crudeltá, volendo l’aspre pene fuggire, si conviene usare a me in me stessa, però che niuna altra mano potrebbe sí essere crudele, che degnamente quella che io ho meritata operasse. Prenderò adunque senza indugio la morte, la quale, ancora che oscurissima cosa sia a pensare, piú graziosa l’aspetto che la dolente vita».

E poi che io ultimamente fui in questo proponimento diliberata, fra me cominciai a cercare quale dovesse de’ mille modi esser l’uno che mi togliesse di vita: e prima m’occorsero ne’ pensieri li ferri, a molti di quella stati cagione, tornandomi a mente la giá detta Elissa26 partita di vita per quelli. Dopo questo mi si parò davanti la morte di Biblis27 e d’Amata28, il modo delle quali s’offeriva a finire la mia vita; ma io, piú tenera della mia fama che di me stessa, e temendo piú il modo del morire che la morte, parendomi l’uno pieno d’infamia, e l’altro di crudeltá soverchia nel ragionare delle genti, mi fu cagione di schifare e l’uno e l’altro. Poi immaginai di voler fare sí come fecero li Saguntini29 o gli Abidei30, gli uni tementi Annibale Cartaginese e gli altri Filippo Macedonico, li quali le loro cose e se medesimi alle fiamme commisero; ma veggendo in questo del caro marito, non colpevole de’ miei mali, gravissimo danno, come gli altri precedenti modi avea rifiutati, cosí e questo ancora rifiutai. Vennermi poi nel pensiero li velenosi sughi31, li quali per addietro a Socrate e a Sofonisba e ad Annibale e a molti altri principi l’ultimo giorno segnarono, e questi assai a’ miei piaceri si confecero; ma veggendo che a cercare d’averli tempo si convenia interporre, e dubitando non in quel mezzo si mutasse il mio proponimento, di cercare altra maniera immaginai, e pensato mi venne di volere intra le ginocchia, come molti giá fecero, rendere il tristo spirito: dubitando d’impedimento, che ’l vedea, ad altra specie di