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158 Lettere

domina la giurisprudenza, dove l’antiquaria; quì il latino, là il volgare, le belle lettere in un luogo, le matematiche nell’altro, chi esalta unicamente il Zappi, il Chiabrera e Guidi e Lorenzini, chi non vuol altro che Dante e Petrarca, chi pregia sol Metastasio, chi stima solo Gravina, chi vuol commedie, chi pretende tragedie. Ciascuno di questi gusti è l’ottimo, e l’unico e vero di quella città, dove esso regna, la qual disprezza e deride la sua vicina, e tutte le altre con tutti i lor gusti. Mi pareva ben dilettevole andar cambiando nazione e costumi cambiando i cavalli da posta, e trovare della novità, ch’è il premio d’un viaggiatore, ad ogni passo. Ma mi nojava eziandio il non saper mai dove fosse l’Italia, e dove prenderne giusta idea. Roma pretende dar legge a tutti, il suo nome le basta. Firenze ha la crusca, e ha avuti i Medici; ma Bologna è la madre degli studi, ed ha l’Istituta, che val ben più d’ogni accademia; ma Torino, Padova e Pisa hanno università; ma Venezia ha dell’ingegno, de’ libraj, e de’ torchi più d’ogni altra: ma Napoli e Genova han de’ danari, Milano