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518 concetto storico, civile e morale

dum spes incerta futuri1. Non che egli abbia sentite in sè stesso quelle altre furie che rincontransi alle fauci del suo inferno co’ ferrei talami delle Eumenidi, le Cure punitrici, e la Povertà turpe, e la Paura e le triste Gioie dell’anima, mala mentis gaudia2, a che corrisponde nel Manzoni Del delitto la gioia crudel3; senonchè il virgiliano comprende ogni rea compiacenza nel male, dal primo lubrico gusto sino alla forsennata ultima ebbrietà. Ma quanto di morte Virgilio dovesse assaggiar nella vita, lo grida con gemito ineffabile la domanda che Enea fa al padre circa le anime che, sciolte da’ nodi terreni, son destinate a ritornare in altri corpi e patirne i ceppi: quae lucis miserìs tam dira cupido?4. Nessuna parola nè Dante nè lo Shakespeare trovarono pregna di tanto dolore. E pur nel libro medesimo, condannando coloro che con le proprie mani, per odio della luce, fecero getto dell’anima (che rammenta il deporre l’anima nel Vangelo e il riprenderla), soggiunge quam vellent . . .. Nunc et pavperiem et duros perferre labores! Il travaglio, cioè la fatica con dolore, Virgilio dà per legge al vivere insieme e al far migliore la vita: labor omnia vincit Improbus, et duris urgens in rebus egestas5. Ed è proverbiale anche questo. Ma non tanto osservato, e più osservabile forse, quell’altro mestissimo: Aurora interea miseris mortalibus almam Extulerat lucem, referens opera atque labores6; la miseria e la luce, la vita e la morte, l’operare e il patire, misterioso contrapposto, anzi misteriosa armonia. Rammenta del Salmo «è sorto il sole, e le Aere s’accolsero, e si riporranno ne’ loro covili: uscirà l’uomo a sue opre e al lavoro suo infino a sera. Quanto magnifiche si son dimostrate, o Signore, le opere vostre! Avete in sapienza fatto ogni cosa7». E segue dicendo del mare, ampio al corso de’legni, soggiorno a piccoli e grandi animali, e alla balena

  1. E. 8.
  2. E. 6.
  3. Inno La Passione.
  4. E. 6.
  5. E. 1.
  6. E. 11.
  7. G. 103.