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di vittorio alfieri 257


I due terzi omai scorsi eran di Maggio
Sessantanove settecento e mille
9 Gli anni dal ricovrato almo retaggio;1
Quand’io, com’uom che in gran letizia brille,
Ampie l’ali spiegava al vol secondo;2
12 Perché il primier non quant’io volli aprille.
Di me stesso signor, signor del mondo
Parmi esser or: né loco alcun mi cape,
15 Se pria non vo dell’universo al fondo.3
Già Vinegia riveggio: e tal mi sape
Quella sua oscena libertà posticcia,
18 Qual dopo ameni fichi ostiche rape.4
Uom che ha visto i Britanni, gli si aggriccia5
Tutto il sangue in udir libera dirsi
21 Gente che ognor di tema raccapriccia.
Passo, e son dove il Trivigiano unirsi
Incomincia al Trentin: seguo, ed Insprucche6
24 Già m’intedesca in suono aspro ad udirsi.
Pur mi attalentan quelle oneste zucche,7
E i lor braconi, e il loro urlar piú assai,
27 Che i nasucci dei Galli8 e lor parrucche.
Già varco e Augusta e Monaco; né mai,
Finché la Sede Imperïal mi appare,
30 Resto dal correr che mi ha stufo omai.
Qui poserommi un po’; che un dolce stare
Questa Vienna esser debbe, almen pel corpo;
33 Che già so v’esser poco da osservare.
Ma troppo piú ch’io mel credeva io torpo9
E d’intelletto e d’animo, fra gente
36 Cui si agghiaccia il cervello e bolle il corpo.
Viva sepolta in corte aver sua mente10


  1. 9. Dalla nascita di Gesú Cristo,
    Ch’aperse il ciel dal suo lungo divieto.
  2. 11. Verso che ricorda quello di Dante nel cit. epis. di Ulisse:
    De’ remi facemmo ale al folle volo.
  3. 15. E ancóra Dante (Inf., XXXII, 8):
    Descriver fondo a tutto l’Universo.
  4. 16-18. Stridente contraddizione, a prima vista, con ciò che fu detto nella prima parte di questa satira; ma tutto divien chiaro, quando si legga la terzina seguente. — Sape, ha sapore. — Ameni, dolci. — Ostiche, disaggradevoli, amare.
  5. 19. Gli si aggriccia, gli si gela.
  6. 23. Insprucche, per la rima: cosí l’Ariosto (Orl. fur., IV, 53), Beroicche per Berwich.
  7. 25. Mi attalentan, mi piacciono. — Zucche, teste vuote.
  8. 27. I nasucci dei Galli: vegg. la nota al v. 12 del son. Piacemi almen che nel vagar mio primo....
  9. 34. Torpo, dormo (dal lat. torpere).
  10. 37. Non è vero che il Metastasio seppellisse alla Corte di Vienna la sua mente: ché anzi egli vi lavorò, e vi lavorò moltissimo.
Alfieri, Rime varie. 17