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120 rime varie


8 Poi tu, ch’epico carme a noi sol desti.1
Dalla gelida Neva al Beti adusto,2
Dal Sebéto al Tamigi, eran mie fide3
11 Scorte essi soli, e il genio lor robusto.
Dell’allor, che dal volgo l’uom divide,
Riman fra loro un quinto serto augusto:
14 Per chi? — Forse havvi ardir, cui Febo arride.4


CXX [clxiv].5

Nell’anniversario del Giuoco del Ponte.

Compie oggi l’anno, ch’io dell’Arno in riva


    usata anche dal Petrarca (Rime, CXCII):

    Vedi quant’arte dora e ’mperla e ’nostra
    L’abito eletto...

  1. 8. In un altro sonetto il Tasso è chiamato:
    ... il sublime cantore, epico solo
    Che in moderno sermon l’epica tromba
    Fea risonar dall’uuo all’altro polo.
  2. 9. La Neva bagna Pietroburgo, il Beti (Baetis) è l’antico nome del Guadalquivir: l’A. fu in Russia nel 1770 (Aut., III, 9°), in Ispagna nel ’71 (Aut., III, 10°).
  3. 10. Il Sebeto scorre presso Napoli, dove l’A. fu nel 1767; l’anno dopo visitò per la prima volta l’Inghilterra: ma che in questi primi viaggi il futuro Poeta avesse per indivisibili compagni Dante, il Petrarca, l’Ariosto, il Tasso, non risulta dall’Autobiografia.
  4. 14. Piú modestamente il Carducci nel sonetto Il sonetto:
    Sesto io no, ma postremo, estasi e pianto
    E profumo, ira ed arte ai miei dí soli
    Memore innovo ed ai sepolcri canto.
    Osserva giustamente il Mestica (Prose e poesie scelte di V. A., Milano, Hoepli, 1898, 252) che nella Canzone del Leopardi Sopra il monumento di Dante l’A. è posto proprio dopo il Tasso nella enumerazione de’ grandi Italiani:
    Da te fino a quest’ora uom non è sorto,
    O sventurato ingegno,
    Pari all’italo nome, altro ch’un solo,
    Solo di sua codarda etade indegno
    Allobrogo feroce, a cui dal polo
    Maschia virtú, non già da questa mia
    Stauca ed arida terra
    Venne nel petto...
  5. Palpitò d’immensa gioia il cuore di ogni Pisano, allorché, nel gennaio del 1785, il Granduca acconsentí a ripristinare quella Battaglia del Ponte, che tre anni prima, in causa di gravi disordini avvenuti, era stata soppressa. Poiché ne’ tempi passati essa aveva dato luogo a vere e proprie fazioni e ad una guerra in tutte le regole fra quelli della Parte di Tramontana e quelli di Mezzogiorno, il Granduca ne volle temperare l’asprezza, incominciando dal chiamare Giuoco quella che prima era chiamata Battaglia, invito reciproco la disfida, e impedendo l’uso delle coccarde, eccezion fatta per i giuocatori e per gli addetti al luogo stesso. La festa doveva aver luogo il 5 di apr., ma, come il Re di Napoli desiderava assistervi anche lui, cosí fu fissata definitivamente per il 12 di maggio. E nel tanto sospirato giorno, dopo che il popolo di Pisa ebbe palpitato per la paura di una nuova dilazione cagionata dal tempo cattivo, la battaglia ebbe luogo, alla presenza di 50.000 persone, e la vittoria rimase a quelli della parte di Mezzogiorno (vegg. Vitt. Cian, V. A. art. cit., e, per l’iconografia della Battaglia del Ponte, Luigi Torri, in Emporium, dic. 1900). L’A., che in quel tempo trovavasi a Pisa, mostra, nelle sue lettere, assai vivo interesse per la festa cittadina, forse perché vedeva in essa risplendere, come i tempi io concedevano, un raggio dell’antico valore italiano, e, nell’anniversario della festa medesima, compose il sonetto che ho surriferito.