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56 il volta alpinista


prima del ghiacciaio, un boschetto di pochi passi in cui raccogliemmo fragole e alcuni fiorellini, e dove si sentiva vero caldo. Credo che il passaggio di cento passi avrebbe fatto segnare al termometro più di dieci gradi di differenza. Noi vedemmo e toccammo e ci sedemmo sopra la ghiacciaia inferiore, che sembra la più considerabile; quella della valle superiore, la vedemmo non affatto al piede sulla sera».

Questi pochi appunti valgono da sè soli le innumeri descrizioni che si son fatte dippoi dei ghiacciai di Grindelwald, visitati annualmente dai curiosi di tutto il mondo. Certi abbozzi rapidamente tracciati valgono più del quadro studiatamente eseguito. Questo abbozzo del Volta a me fa ricordare gli appunti che, sul medesimo soggetto, affidava il Byron al suo taccuino di viaggio: «Arrivati a Grindelwald; saliti fino alla più alta ghiacciaia — Crepuscolo. — Chiarore distinto e perfetto. — Ghiacciaia simile ad una tempesta gelata. — Luce di stelle ammirabile. — Tutto questo giorno è stato così bello, come quello in cui il paradiso fu creato. — Attraversati boschi intieri di pini appassiti. — Tronchi senza foglie e senza vita: effetti di un solo inverno!».

Byron e Volta! quanti pensieri suscita l’accoppiamento di questi due nomi immortali, di queste due glorie quasi contemporanee, entrambe care e sacre alla famiglia degli alpinisti! Ma non usciamo dall’argomento.


Tornato a Berna, il Volta passò quindi a Neuchâtel, e costeggiando il lago fu il giorno 16 a Yverdun, ove fece la conoscenza di Elia Bertrand, geologo e naturalista insigne, altro fra i precursori dell’ alpinismo, i cui nobili e molteplici intenti adombrò nel suo curioso e dotto scritto: Essai sur les usages des montagnes, pubblicato a Zurigo nel 1754 e ristampato ad Avignone nel 1766. Due giorni dappresso «per una incomoda strada montana e fiancheggiata da selve» e dopo una sosta a Goumoen, recossi a Losanna e di là a Ginevra. Ivi conobbe personalmente Orazio Benedetto De Saussure e si trattenne in lunghe conversazioni con lui. Fra il Volta ed il De Saussure regnò la più viva corrispondenza scientifica e la più sincera amicizia, e davvero erano due uomini degni l’uno dell’altro. Entrambi scienziati positivi, sperimentatori ed osservatori, discendenti in linea diretta dalla famiglia dei Galilei, dei Redi, dei Baconi; entrambi infiammati dall’ardore della ricerca scientifica e di conseguenza innamorati dei viaggî; entrambi poeti ed alpinisti, non potevano a meno di comprendersi, di amarsi e di stimarsi reciprocamente.