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328 i sette soldati.

Scintillando le Pleiadi consorti,
Tale passava splendida e col fronte
Sereno quella Pleiade di forti
Vincitor di battaglie.
E da due lustri un popolo tradito
Ne veste le gramaglie.
Ora in quella silvestre
Santa Croce là giù dell’Ungheria
Posano sotto un campo di ginestre,
Senza pietra, confusi
In una gloria, e senza accanto il brando,
Il giudizio di Dio sul coronato
Carnefice aspettando.» —
Qui l’evocata visïon feroce
Gli soffocò la voce. Indi sui due
Dolci defunti raccogliendo il guardo:
«Questi, soggiunse, il nome
Non anco illustre, e la novella etade
Da la fune salvâr; ma fûr dannati
A perpetui soldati.»
Poi, quasi un novo e splendido ricordo
Passasse a vol per quella anima offesa,
Seguì sclamando con parola accesa:
«E tu, Sandor, perivi,17
Dei carmi favorito e de la spada,
Mentre l’arco de gli anni e di fortuna
Poetando salivi.
Verga gentile d’albero plebeo,
Tu la natía favella,
Che non à madre, che non à sorella,18
Ai virili educasti
Metri di guerra, rustico Tirteo.
Ove n’andasti che non torni? Siede