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note. 341


(18) È opinione che l’idioma magiaro non abbia parentela con gli altri di Europa.

(19) La Transilvania, il paese delle sette montagne, è come una immensa fortezza: è la Svizzera dell’Oriente. I Carpati a mezzodì la ricingono d’una muraglia gigantesca. Colà vivono i Sécleri, gagliarda gente della famiglia Magiara. Erano i beniamini di Bem. Il poeta patriota cantava di loro:

«Il sangue del Sécleri non è degenerato: ogni goccia è un diamante.»

Colà vivono i Valacchi, gente Rumena originata dalle legioni lasciate sul Danubio dopo la strage Dacica da Traiano; e i Sassoni gente alemanna che nella guerra del 1849 ferocemente parteggiarono per l’Austria. A ogni tratto in quelle contrade incontri castelli feudali, ruine romane, e sepolcreti turchi, elevati fino dai tempi in cui il prode Uniade ne disfece pressochè 100,000.

(20) Rakoski è uno degli eroi più popolari che abbiano un tempo combattuto per la indipendenza ungherese.

Un poeta magiaro cantava, nel 48:

«Santo del paese, capo della libertà, brillante stella nel mezzo della notte, o Rakoski! come, al rammentarti, palpitano i nostri cuori, e ci si gonfiano di lagrime gli occhi!

L’ora si appressa in cui si vincerà quella santa causa di cui tu fosti soldato. Ma tu sarai assente dalla vittoria: perchè non si può ritornar dall’avello.

Impugna lo stendardo. Che l’ombra tua lo porti nelle prime file, come nelle pugne passate. Che la tua voce infiammi dall’altro mondo i difensori della patria ungherese.»

Quando sull’aia di qualche czarda una banda di Zingani suona sul suo tagorato la marcia di Rakoski, che è come l’inno nazionale, un fremito patriottico coglie giovani e vecchi, donne e fanciulli, i quali, a seconda che si svolgono le melodie di questa lirica epopea, col viso manifestano e coi gesti la potente commozione dell’anima.

(21) Gli Austriaci di sopra e di sotto l’Enno.