Osservazioni sulla morale cattolica/Capitolo IV

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CAPITOLO QUARTO


SUI DECRETI DELLA CHIESA, SULLE DECISIONI DEI PADRI, E SUI CASISTI.


Elle (l’Église) substitua l’autorité de ses décrets, et les décisions des Péres aux lumières de la raison et de la conscience, l’étude des casuistes à celle de la philosophie morale.... pag. 413.14.


La Chiesa fonda la sua autorità sulla parola di Gesù Cristo: essa pretende d’essere depositaria e interprete delle Scritture e della Tradizione; e protesta, non solo di non aver mai insegnato nulla che non derivi da Gesù Cristo, ma d’essersi sempre opposta, e di volersi sempre opporre a ogni novità che tentasse introdursi; d’esser pronta a cancellare, appena scritto, ogni iota che una mano profana osasse aggiungere alle carte divine. Non ha mai preteso d’avere l’autorità d’inventare princìpi di morale essenziale; anzi la sua gloria è di non averla; di poter dire che ogni verità le è stata insegnata fino dalla sua origine, che ha sempre avuti gli insegnamenti e i mezzi necessari per salvare i suoi figli; d’avere un’autorità che non può crescere, perchè non è mai stata mancante. Afferma, in conseguenza, che i suoi decreti sono conformi al Vangelo, e che non riceve le decisioni de’ Padri, se non in quanto gli sono pure conformi, e sono una testimonianza della continuazione della stessa fede e della stessa morale. Se la Chiesa afferma il vero, non si potrà dire che sostituisca questi decreti e queste decisioni ai lumi della ragione e della coscienza; come non si può dire sostituita alla legge una sentenza che ne spieghi lo spirito, e che ne determini l’esecuzione. Si dovrà anzi confessare ch’essa regola l’una e l’altra con una norma infallibile, come è quella del Vangelo. Che se non si vuol credere a questa asserzione della Chiesa, si dovrà dire quali siano le massime di morale proposte dalla Chiesa, che non vengano dal Vangelo, che siano contrarie, o anche solamente indifferenti al suo spirito. Questa ricerca non farà altro che mettere sempre più in chiaro la maravigliosa immutabilità della Chiesa nella sua morale perpetuamente evangelica, e l’infinita distanza che passa tra essa e tutte le [p. 454 modifica]scole filosofiche, o anteriori alla Chiesa, o che si dichiarano independenti da essa; nelle quali non s’è fatto altro che edificare e distruggere, affermare e disdirsi; nelle quali i più savi sono stati stimati quelli che più hanno confessato di dubitare.

In quanto ai casisti, principio dal confessare di non averli letti, non dico tutti, che dev’essere l’occupazione d’una vita intera, ma neppur uno; e di non averne altra idea, e d’alcuni solamente, se non per le confutazioni di altri scrittori, e per le censure inflitte da autorità ecclesiastiche a varie loro proposizioni. Ma la cognizione delle loro opere non è necessaria per stabilire il punto che interessa la Chiesa a loro riguardo; ed è, che alla Chiesa non si possono attribuire le dottrine de’ casisti: essa non si fa mallevadrice dell’opinioni de’ privati, nè pretende che alcuno de’ suoi figli non possa errare: questa pretesa contradirebbe alle predizioni del suo Fondatore divino. Essa non ha mai proposto i casisti come norma di morale: era anzi impossibile il farlo, perchè le decisioni loro devono essere un ammasso d’opinioni non di rado opposte.

La storia della Casistica può dar luogo a due osservazioni importanti. L’una, che le proposizioni inique fino alla stravaganza, che sono state messe fuori da qualche casista, sono motivate sopra sistemi arbitrari e independenti dalla religione. Alcuni di loro s’erano costituiti e divisi in scole di filosofi moralisti profani, e si perdevano a consultare e citare Aristotele e Seneca dove aveva parlato Gesù Cristo. Questo è lo spirito che il Fleury notò ne’ loro scritti: «Il s’est à la fin trouvé des casuistes qui ont fondé leur morale plutôt sur le raisonnement humain, que sur l’Écriture et la Tradition. Comme si Jésus-Christ ne nous avoit pas enseigné toute vérité aussi bien pour les moeurs que pour la foi: comme si nous en etions encore a cherchez avec les anciens philosophes1». L’altra osservazione è che gli scrittori e le autorità che nella Chiesa combatterono o condannarono quelle proposizioni, opposero ad esse costantemente le Scritture e la Tradizione. Gli eccessi d’una parte de’ casisti vennero dunque dall’essersi essi allontanati dalle norme che la Chiesa segue e propone; e a queste si dovette ricorrere per mantenere la morale ne’ suoi veri principi.


Note

  1. Moeurs des Chrétiens quatriemme partie, LXIV. Multitude des Docteurs.