Osservazioni di Giovanni Lovrich/Prefazione

Prefazione

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Dedica Del Corso della Cettina, il Tilurus, o Nastus degli antichi
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PREFAZIONE.


S
Ogliono il più delle volte gli errori di certi Scrittori illustri prender dominio tale negli animi di buona parte degli uomini, che si desiderano Secoli, e non anni ad isradicarli. Questo giornaliero pregiudizio mi facea tremar ogni volta, che io pensava di dover pubblicare alcune piccole osservazioni sopra il Viaggio in Dalmazia del Signor Abate Alberto Fortis. Ma chiamando all’esame la ragione, io vidi, che a motivo di un pregiudizio, non si deve tacer la verità: Tu dunque, o verità, sarai la mia guida, e tu l’unico oggetto delle mie fatiche. Il Fortis nel suo Viaggio così alla sfuggita, come lo fece, parlò presso che di tutti i luoghi i più cogniti della Dalmazia. Oltre la Storia Naturale, ch’era il suo principale scopo, vi unì degli spruzzi di Antichità, e Storia Nazionale, i costumi di un Popolo, per lo avanti poco noti, di tratto in tratto de’ riflessi Economico-Politici, e persino qualche erudizione di lingua Illirica. Se alla forza del suo ingegno avesse unita la esatezza, e si fosse contentato di parlar solamente [p. 6 modifica]di Storia Naturale, la sua Opera sarebbe da tenersi in somma considerazione. I suoi discorsi di Antichità, e Storia Nazionale di sovente non sono altro, che cose già dette dagli altri avanti a lui, e quando e’ vuol correggerli, qualche volta non à ragione, che nella eleganza del suo stile. Per quello riguarda ai costumi de’ Morlacchi, benchè molte cose abbia dette con precisione, nulla ostante vi regna un disordine così grande nella loro descrizione, e vi sono de’ sbagli, così madornali, che lo Spirito Nazionale mi obbliga a rimarcarli, acciò di una cosa affatto nova, come questa, non si fidino alla cieca i Leggitori. Io non entro nell’esame de’ riflessi Economico-Politici del Fortis, mentre parmi, che la poca riuscita debba servir loro in qualche modo di confutazione.

Lascio a parte il poco buon ordine tenuto nella descrizione del suo Viaggio. Queste sarebbon troppo rigide censure, mentre, quando si arriva al fine determinato, niente importa, che una cosa si dica avanti, e l’altra dopo. Non so poi, se si dovesse sorpassare ad un Topografo, che fissando parlar di un Contado, occluda due paragrafi intieri di un altro. Così [p. 7 modifica]fece il Fortis parlando del Contado di Spalato, che v’inserì due paragrafi spettanti al Territorio di Sign1. Ella è lieve colpa questa per quelli, che sanno le situazioni de’ nostri luoghi al par del Fortis, ma per levar il dubbio agl’imperiti, che potessero credere il Contado di Spalato più esteso di quello lo è, io fo questa passeggiera osservazione. Le mie circostanze non mi permettono di ventilare tutta la Opera del Fortis da capo a fondo. Io mi contenterò pertanto di circoscrivere le mie osservazioni al picciolo tratto di paese, che si estende dalle sorgenti della Cettina insio a Trigl, in cui si racchiudono porzioni del Territorio di Knin, e di Sign. Unirò a queste i costumi de’ Morlacchi, annoterò qualche inavvertente sbaglio di lingua Illirica, che prese il Fortis, ed osserverò qualche altro errore sparso quà, e là nel suo libro. Di Storia Naturale non farò parola, che quando vedrò a chiare note di poter sostentar quel, che io dico, ed amerò più tosto confessar la mia ignoranza, che dir una impostura. Esporrò le mie ragio[p. 8 modifica]ni senz’alcuna sorte d’ingiurie. Questo modo di procedere lascio a quelli, che non sanno come difendersi, e che in vece di risposta, meritan delle busse. Aggiugnerò perfine la Vita di un famoso assassino di strada, che sembrerà un Romanzo, ed è una Storia. Questa cosa, io ben lo veggo, non à che fare colle mie osservazioni, bensì à molta correlazione co’ costumi de’ Morlacchi. Se ciò, che mi sono prefisso ad osservare, farò vedere consentiente alla verità, crederò di aver dimostrato, che avanti di fidarsi del resto della Opera del Fortis, convien maturamente ponderarla. Ma se taluno poi trovasse le mie osservazioni senza fondamento, e senza ragione, io sarò il primo a detestar il conosciuto errore, e non mi vergognerò di confessare: O’ fallato.

Note

  1. Vol. 2. p. 49. §. 5. e p. 54. §. 6.