Orgoglio e pregiudizio (1945)/Capitolo trentesimo

Capitolo trentesimo

../Capitolo ventinovesimo ../Capitolo trentunesimo IncludiIntestazione 23 agosto 2016 75% Da definire

Jane Austen - Orgoglio e pregiudizio (1813)
Traduzione dall'inglese di Itala Castellini, Natalia Rosi (1945)
Capitolo trentesimo
Capitolo ventinovesimo Capitolo trentunesimo

Sir William rimase a Hunsford soltanto una settimana, ma gli bastò per convincersi che sua figlia era sistemata molto bene e che possedeva un marito e una vicina come se ne incontrano di rado. Finché Sir William restò con loro, Mr. Collins dedicò le mattinate ad accompagnarlo con il suo calessino in giro per la campagna; ma, quando fu partito, tutta la famiglia ritornò alle occupazioni abituali. Elizabeth ebbe però la gioia di constatare che, nonostante questo cambiamento, non aveva occasione di vedere più spesso suo cugino, perché questi tra la prima colazione e il pranzo passava il tempo lavorando nel giardino o leggendo e scrivendo, oppure guardando dalla finestra della sua biblioteca che dava sulla strada. La camera dove stavano le signore dava invece sul retro. Elizabeth da principio si era stupita che Charlotte non avesse preferito stare abitualmente nella camera da pranzo che era più grande e più allegra, ma ben presto capì che la sua amica aveva un’ottima ragione per la sua scelta: infatti, se fossero state in una camera meglio esposta, Mr. Collins vi sarebbe passato molto più di frequente, e approvò Charlotte per quella sistemazione.

Dal loro salotto non potevano vedere la strada ed era quindi Mr. Collins che le informava del passaggio delle carrozze e soprattutto di quante volte appariva Miss de Bourgh guidando il suo phaëton, cosa della quale non mancava mai di avvertirle, sebbene il fatto si ripetesse quasi giornalmente. Sovente essa si fermava al Rettorato e scambiava qualche parola con Charlotte, ma difficilmente si lasciava persuadere a entrare.

I giorni in cui Mr. Collins non andava a Rosings erano rari e altrettanto rari quelli in cui sua moglie non credesse necessario di accompagnarlo nelle sue visite; e finché Elizabeth non si rese conto che forse vi erano altri benefici disponibili, non poté capire perché sacrificassero lì tante ore. Di quando in quando, erano onorati da una visita di Sua Signoria, durante la quale nulla sfuggiva alla sua attenzione. Si informava delle loro occupazioni, guardava i loro lavori che naturalmente consigliava di eseguire in maniera del tutto diversa; criticava la disposizione dei mobili o scopriva che la cameriera aveva trascurato qualcosa, e, se accettava di fare un piccolo spuntino, sembrava lo facesse al solo scopo di far notare che le provviste di Mrs. Collins erano troppo abbondanti per una famiglia così piccola.

Elizabeth si accorse ben presto che anche se questa gran dama non faceva parte del Consiglio della Contea, era tuttavia un attivo magistrato nella sua parrocchia della quale sapeva i più piccoli dettagli attraverso Mr. Collins, e, se avveniva qualche lite tra i coloni, o vi era qualcuno malcontento o in miseria, essa partiva per il villaggio a comporre dissidi, a placare lamentele, e, con i suoi ammonimenti, a riportare l’armonia e il benessere.

Gli inviti a Rosings generalmente si ripetevano due volte la settimana, e tranne che per la mancanza di Sir William c’era una sola tavola di gioco, il divertimento era immancabilmente uguale a quello della prima volta. Ricevevano pochi altri inviti perché il tono di vita del vicinato era superiore a quello dei Collins, ma questo non dispiaceva a Elizabeth che trascorreva il suo tempo abbastanza piacevolmente; passava delle buone ore in conversazione con Charlotte, e il tempo era così bello, per la stagione, che aveva spesso la gioia di potersene stare all’aperto. La sua passeggiata preferita (e vi si recava spesso quando gli altri erano in visita da Lady Catherine) era lungo il confine del parco, dove vi era un sentiero riparato che nessuno sembrava apprezzare tranne lei, e dove si sentiva al riparo dalla curiosità di Lady Catherine.

Le prime settimane trascorsero così piuttosto tranquillamente. La Pasqua si avvicinava e nella settimana precedente si sarebbe visto apparire un nuovo membro della famiglia di Rosings: evento abbastanza importante in una cerchia così ristretta. Poco dopo il suo arrivo, Elizabeth aveva sentito dire che Mr. Darcy era atteso per quell’epoca, e sebbene non fosse certo lui il preferito tra i suoi conoscenti, il suo arrivo costituiva pur sempre qualcosa di nuovo nell’ambiente di Rosings, e lei si sarebbe potuta divertire nel constatare l’inutilità delle speranze nutrite da Miss Bingley, osservando il contegno di Darcy verso sua cugina, alla quale era certamente destinato da Lady Catherine. Questa accennava con grande soddisfazione alla sua venuta, parlava di lui con la più calda ammirazione, e sembrava quasi seccata che Elizabeth e Miss Lucas lo avessero già visto più volte.

Il suo arrivo fu presto risaputo alla Parrocchia, perché Mr. Collins, che passeggiò tutta la mattinata in vista della villa per essere il primo a vederlo, dopo aver fatto un inchino alla carrozza che svoltava nel parco, corse a casa a portare la grande notizia. Il mattino dopo si affrettò a correre a Rosings a presentare i suoi omaggi: due erano i nipoti di Lady Catherine cui porgerli, perché Mr. Darcy aveva condotto con sé il colonnello Fitzwilliam, figlio minore di suo zio Lord ***, e con grande sorpresa di tutti, quando Mr. Collins ritornò a casa, i due gentiluomini lo accompagnarono. Charlotte, che li aveva visti dallo studio di suo marito mentre attraversavano la strada, corse subito nell’altra stanza ad avvertire le ragazze dell’onore che le aspettava, aggiungendo:

«Devo a te, Eliza, questo atto di cortesia. Mr. Darcy non sarebbe venuto così presto per far visita a me».

Elizabeth non ebbe quasi tempo di schermirsi della cortese supposizione, prima che il campanello annunciasse il loro arrivo, e poco dopo i tre signori entrarono. Il colonnello Fitzwilliam, che li precedeva, era sulla trentina, non bello, ma nella persona e nel tratto un vero gentiluomo. Mr. Darcy era sempre tale e quale come lo avevano visto nell’Hertfordshire. Presentò i suoi omaggi a Mrs. Collins con la sua solita riservatezza, e quali che fossero i suoi sentimenti verso la sua amica la salutò con la massima calma. Elizabeth s’inchinò senza dire una parola.

Il colonnello Fitzwilliam iniziò subito a conversare, con la prontezza e la disinvoltura di una persona educata, e parlò molto piacevolmente; ma suo cugino, dopo aver rivolto a Mrs. Collins qualche frase sulla casa e sul giardino, si sedette senza parlare con nessuno. Finalmente però, in una resipiscenza di cortesia, si informò con Elizabeth sulla salute della sua famiglia. Elizabeth rispose; poi aggiunse dopo un momento:

«Mia sorella maggiore è in città da tre mesi. Non l’avete per caso incontrata? ».

Sapeva benissimo che non era possibile che Mr. Darcy avesse visto Jane a Londra, ma desiderava vedere se si sarebbe tradito mostrando di sapere quello era avvenuto tra lei e i Bingley, e le sembrò infatti un po’ confuso quando rispose che non aveva mai avuto la fortuna di incontrare Miss Bennet.

Lasciarono cadere l’argomento e i signori se ne andarono poco dopo.