Orgoglio e pregiudizio (1945)/Capitolo trentaduesimo
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Traduzione dall'inglese di Itala Castellini, Natalia Rosi (1945)
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L’indomani mattina Elizabeth era sola e stava scrivendo a Jane, mentre Mrs. Collins e Maria erano andate per compere al villaggio, quando fu sorpresa da una scampanellata, segno certo di una visita. Non avendo sentito rumore di carrozze, pensò che potesse essere Lady Catherine e stava già riponendo la lettera incominciata per sfuggire alle sue domande impertinenti quando la porta si aprì e con sua grande sorpresa vide entrare in camera Mr. Darcy; Mr. Darcy e nessun altro.
Parve stupito di trovarla e si scusò per il disturbo: credeva, disse, che tutte e tre le signore fossero in casa.
Sedette, e quando Elizabeth si fu informata su Rosings, sembrò ci fosse il pericolo di cadere nel silenzio più assoluto. Bisognava pensare a qualcosa di cui parlare, e, ricordando l’ultima volta che lo aveva visto nell’Hertfordshire, curiosa di sapere che cosa avrebbe detto a proposito della loro partenza affrettata, osservò:
«Come avete lasciato improvvisamente Netherfield, il novembre scorso, Mr. Darcy! Mr. Bingley sarà stato molto contento nel vedersi raggiunto così presto, perché, se ben ricordo, era partito soltanto il giorno prima. Spero che lui e le sue sorelle stessero bene quando avete lasciato Londra».
«Perfettamente, grazie».
Visto che non riceveva altra risposta, dopo una breve pausa continuò:
«Mi pare di aver capito che Mr. Bingley non ha intenzione di ritornare a Netherfield».
«Non gliel’ho mai sentito dire: ma è facile che non vi si trattenga a lungo, in avvenire. Ha molti amici, ed è in quel periodo della vita in cui gli amici e gli impegni aumentano continuamente».
«Se non ha intenzione di stare molto a Netherfield, sarebbe meglio per i suoi vicini che rinunciasse addirittura al posto, così almeno potremmo acquistare nel vicinato una famiglia decisa a stabilirvisi. Ma forse, Mr. Bingley non ha affittato la casa per il piacere del vicinato, bensì per il suo; e tanto tenerla che lasciarla dipenderà per lui unicamente dallo stesso motivo».
«Non mi stupirebbe», disse Darcy, «se la cedesse, alla prima buona offerta».
Elizabeth non rispose. Non osava parlargli più a lungo del suo amico e, non avendo altro da dire, era decisa a lasciare a lui il disturbo di trovare un nuovo argomento.
Egli comprese benissimo e incominciò:
«Questa casa è veramente comoda. Credo che Lady Catherine, quando Mr. Collins venne a Hunsford, vi abbia fatto molte riparazioni».
«Lo credo anch’io, e sono certa che non poteva elargire i suoi favori a persona più capace di gratitudine».
«Mr. Collins è stato molto fortunato nella scelta della moglie».
«Sì, e i suoi amici possono proprio rallegrarsi che si sia imbattuto in una delle poche donne assennate capaci di accettarlo, e che, accettandolo, sappia renderlo felice. La mia amica è molto intelligente anche se io non posso pensare che aver sposato Mr. Collins sia la cosa più saggia che abbia fatto. Tuttavia sembra perfettamente felice, e il suo matrimonio, considerato come matrimonio di ragione, risulta veramente ottimo».
«Quello che deve farle più piacere deve essere trovarsi a così poca distanza dalla famiglia e dagli amici».
«Vi pare una piccola distanza? Sono quasi cinquanta miglia».
«E che cosa sono cinquanta miglia su di una buona strada? Poco più di mezza giornata di viaggio; a me, in verità, la distanza sembra breve».
«Non avrei mai pensato alla distanza come a uno dei vantaggi di questo matrimonio», esclamò Elizabeth. «E non avrei mai detto che Mrs. Collins sia rimasta vicino alla propria famiglia».
«Ciò dimostra come siete affezionata all’Hertfordshire. Penso che qualsiasi posto che non sia nei dintorni immediati di Longbourn vi sembri lontano».
Parlava con un lieve sorriso, ed Elizabeth credette di indovinare: supponeva certo che lei pensasse a Jane e a Netherfield, e arrossì sorridendo:
«Non voglio dire che una donna non possa accasarsi che nelle vicinanze della propria famiglia. La distanza può essere relativa e dipendere da molte circostanze. Quando si è ricchi e non importa la spesa del viaggio, le distanze non rappresentano un guaio. Ma questo non è il caso. Mr. Collins e la sua signora hanno un buon reddito, ma non tale da potersi permettere viaggi frequenti, e sono convinta che la mia amica non considererebbe di trovarsi vicino ai suoi neppure se fosse a metà distanza».
Mr. Darcy avvicinò un po’ la sua seggiola a quella di lei e disse: «Ma voi non dovreste avere alcuna ragione per essere così attaccata a quel luogo. Non potete esser rimasta sempre a Longbourn».
Elizabeth sembrò sorpresa. Al suo compagno non sfuggì quel mutamento d’umore; ritrasse la sedia, prese un giornale dal tavolo e, dandovi un’occhiata, le chiese in tono più freddo: «Vi piace il Kent?».
Seguì un breve dialogo sulla regione, calmo e conciso da ambedue le parti, presto interrotto dall’entrata di Charlotte e di sua sorella, che tornavano allora dalla passeggiata. Rimasero stupite di quel tête-à-tête. Mr. Darcy spiegò per quale ragione si era trovato a disturbare involontariamente Miss Bennet, e dopo pochi minuti, senza aver quasi più parlato con nessuno di loro, se ne andò.
«Che cosa significa tutto questo?», disse Charlotte appena fu uscito. «Cara Eliza, deve essere innamorato di te. Altrimenti non sarebbe mai venuto a trovarci con tanta semplicità».
Ma quando Elizabeth raccontò come era stato accigliato e taciturno, la cosa non parve più possibile neppure a Charlotte, malgrado il suo carattere ottimista; e, dopo varie congetture, l’unica ragione alla quale poté essere attribuita la sua visita fu quella della noia: si era degnato fino a tanto proprio per non aver altro da fare, cosa abbastanza facile in quella stagione, in cui tutti gli svaghi all’aperto erano finiti. In casa c’erano, è vero, Lady Catherine, dei libri e un biliardo, ma gli uomini non possono stare sempre in casa, e, sia per la bellezza delle passeggiate, sia per la vicinanza stessa del Rettorato e per la piacevole compagnia che vi trovavano, i due cugini da quel momento vennero quasi tutti i giorni a far loro visita. Arrivavano al mattino nelle ore più disparate, a volte insieme, a volte ciascuno per proprio conto e di rado accompagnati dalla zia. Si vedeva chiaramente che il colonnello Fitzwilliam ci veniva perché si trovava bene tra loro, cosa che naturalmente lo rendeva ancor più accetto; Elizabeth provava piacere a trovarsi con lui, e la palese ammirazione che le mostrava le ricordava il suo favorito di un tempo, George Wickham; e pur constatando che il colonnello Fitzwilliam non aveva le maniere seducenti di lui, lo trovava tuttavia molto più brillante.
Più difficile era capire come mai anche Mr. Darcy si recasse così spesso al Rettorato. Non certo per cercarvi compagnia, perché rimaneva spesso senza aprir bocca, e, quando parlava, sembrava lo facesse più per dovere che per piacere, quasi compisse un sacrificio dovuto alle convenienze sociali. Era raro che lo si vedesse animato. Mrs. Collins non riusciva a capirlo. Il colonnello Fitzwilliam lo canzonava per il suo umore silenzioso, e questo stava a dimostrare che non si comportava sempre così; e Mrs. Collins, nutrendo in cuor suo la speranza che questo mutamento dipendesse da un innamoramento per Elizabeth, si mise d’impegno per cercare di scoprire se era vero. Certo egli guardava molto la sua amica, ma l’espressione di quel suo sguardo era difficile da definirsi. La fissava con aria seria e grave. Charlotte si domandava se quello sguardo rivelasse una vera ammirazione oppure fosse soltanto, per lui, un modo come un altro di essere soprappensiero.
Due o tre volte Charlotte aveva suggerito a Elizabeth che Darcy avesse un debole per lei, ma questa aveva sempre riso all’idea, e l’altra non credette il caso di insistere, per paura di destare delle speranze che potessero andar deluse, convinta com’era che tutta l’antipatia della sua amica sarebbe svanita, quando avesse potuto credere di tenerlo in suo potere.
Tra gli affettuosi progetti di Charlotte per Elizabeth c’era anche quello di sposarla al colonnello Fitzwilliam. Fra i due egli era, senza confronto, il più simpatico; era certo che la ammirava, la sua posizione era splendida; ma a controbilanciare tutti questi vantaggi, c’era il fatto che Mr. Darcy aveva invece una forte influenza sul patronato ecclesiastico, mentre suo cugino non ne aveva alcuna.