Orgoglio e pregiudizio (1945)/Capitolo terzo
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Traduzione dall'inglese di Itala Castellini, Natalia Rosi (1945)
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Tutti i tentativi fatti da Mrs. Bennet, coadiuvata dalle sue cinque figlie, non valsero a ottenere dal marito una soddisfacente descrizione di Mr. Bingley. Lo attaccarono in vario modo: con domande esplicite, con abili insinuazioni e per vie traverse; ma egli seppe eludere la tattica di tutte quante, e dovettero finire per accontentarsi di una notizia di seconda mano, avuta dalla loro vicina, Lady Lucas. Le sue informazioni furono assai incoraggianti. Sir William aveva subito simpatizzato con lui. Era giovane, straordinariamente bello, molto simpatico, e, per completare il tutto, aveva intenzione di intervenire alla prossima festa con una folta schiera di amici. Non poteva darsi nulla di meglio! Amare il ballo era già il primo passo per innamorarsi; il cuore della signora Bennet si apriva alle più rosee speranze.
«Se potessi vedere una delle mie ragazze felicemente stabilita a Netherfield», disse Mrs. Bennet a suo marito, «e tutte le altre ugualmente bene accasate, non avrei più nulla da desiderare».
Dopo alcuni giorni Mr. Bingley ricambiò la visita a Mr. Bennet, e rimase con lui per dieci minuti nella sua biblioteca. Aveva sperato di poter vedere le signorine, della cui bellezza aveva tanto sentito parlare; ma non vide che il padre. In compenso le signore furono più fortunate, perché, da una finestra del piano superiore, poterono constatare che il giovane indossava una giacca azzurra e che montava un cavallo morello.
Poco tempo dopo gli mandarono un invito per il pranzo; e Mrs. Bennet aveva appena finito di decidere le varie portate che avrebbero messo in maggior valore i suoi meriti di padrona di casa, quando giunse una risposta che rimandava ogni cosa. Mr. Bingley doveva recarsi in città il giorno seguente ed era quindi nell’impossibilità di accettare l’onore del loro invito... ecc. ecc.
Mrs. Bennet rimase male. Non poteva capire quali affari lo richiamassero in città così presto dopo il suo arrivo all’ Hertfordshire, e già temeva che fosse di quelli che sono abituati a correre da un posto all’altro e che non si sarebbe mai stabilito tranquillamente a Netherfield, come sarebbe stato suo dovere. Lady Lucas placò le sue ansie, suggerendo che forse era andato a Londra per radunare gli amici per il ballo; e ben presto si venne infatti a sapere che con Mr. Bingley sarebbero venuti al ricevimento dodici signore e sette uomini. Il cruccio delle ragazze a sentire il numero delle signore fu grande, ma il giorno prima del ballo ebbero la consolazione di sapere che, invece di dodici, sei soltanto lo avrebbero accompagnato da Londra: le sue cinque sorelle e una cugina. Quando poi il gruppo fece il suo ingresso nella sala, era composto di cinque sole persone: Mr. Bingley, le sue due sorelle, il marito della maggiore e un altro giovanotto.
Mr. Bingley era alto e distinto, con un aspetto simpatico e modi semplici e disinvolti. Le sorelle erano belle ed eleganti. Il cognato, Mr. Hurst, si distingueva soltanto per il suo fare di gentiluomo, mentre l’amico, Mr. Darcy, attirò ben presto l’attenzione di tutta la sala per la sua alta e snella figura, il volto dai lineamenti bellissimi, il nobile aspetto, e per la notizia, che circolò dopo soli cinque minuti dalla sua entrata, che possedeva diecimila sterline di rendita. Gli uomini dichiararono che era un tipo virile; le signore che era molto più bello di Mr. Bingley, e per tutta la prima parte della serata fu circondato da una viva ammirazione, finché i suoi modi, disgustando tutti quanti, ne minarono la popolarità, perché quando si venne a scoprire che era orgoglioso e che dimostrava di sentirsi superiore sia alla compagnia, sia a quella sorta di divertimenti, tutta la sua tenuta del Derbyshire non bastò a far dimenticare il suo contegno scontroso e antipatico, per nulla degno di quello dell’ amico.
Mr. Bingley si era fatto subito presentare alle persone più importanti che erano in sala; allegro e schietto, non perse una sola danza; si dolse che il ballo terminasse così presto e parlò di darne uno egli stesso a Netherfield. Qualità tanto simpatiche parlavano di per sé. Il contrasto con il suo amico si mostrò ancora più evidente. Mr. Darcy ballò una volta sola con Mrs. Hurst, e una con Miss Bingley, rifiutando di essere presentato alle altre signore, e passò il resto della sera errando qua e là per la sala o parlando ogni tanto con qualcuno del suo gruppo. Da quel momento fu giudicato per sempre: era il più orgoglioso, il più antipatico uomo che si potesse vedere, e tutti speravano che non sarebbe mai più tornato. La più accanita contro di lui era Mrs. Bennet, la cui antipatia verso il suo contegno in genere era maggiormente inasprita da un risentimento particolare, dovuto al fatto che aveva disprezzata una delle sue figlie.
Per la scarsità dei cavalieri, Elizabeth era stata costretta a rimanere seduta per due giri di danza, durante i quali Mr. Darcy le era stato abbastanza vicino perché ella avesse potuto afferrare una sua conversazione con Mr. Bingley, il quale aveva smesso di ballare qualche minuto per indurre il suo amico a prender parte alle danze.
«Suvvia, Darcy», gli aveva detto, «vorrei proprio che tu ballassi. Mi dà veramente fastidio vederti lì impalato a quel modo. Faresti molto meglio a muoverti».
«Per nulla al mondo. Lo sai che detesto il ballo se non conosco bene la mia compagna, e in una riunione simile mi sarebbe addirittura insopportabile. Le tue sorelle sono impegnate, e non c’è una sola signora in tutta la sala con la quale ballerei senza sacrificio».
«Davvero, se fossi in te non farei tanto il difficile», esclamò Bingley. «In fede mia, non ho mai incontrato tante ragazze simpatiche come questa sera; e molte sono addirittura deliziose».
«Tu balli con la sola bella ragazza che ci sia», disse Mr. Darcy guardando la maggiore delle signorine Bennet.
«È la più bella creatura che abbia mai visto! Ma c’è una delle sue sorelle, seduta proprio dietro di te, che è assai graziosa, e, sono certo, anche molto simpatica. Lascia che io chieda alla mia dama di presentartela».
«A chi alludi?», disse Darcy e, volgendosi, fissò per un attimo Elizabeth, finché, sorprendendone lo sguardo, ritrasse il suo, dicendo freddamente: «È passabile, ma non abbastanza bella per tentarmi, e non sono affatto in vena di consolare le signorine trascurate dagli altri giovanotti. Faresti meglio a tornare dalla tua bella e a bearti dei suoi sorrisi, perché con me perdi il tuo tempo».
Mr. Bingley seguì il consiglio. Mr. Darcy si allontanò, ma a Elizabeth rimasero nell’animo sentimenti tutt’altro che cordiali verso di lui. Tuttavia raccontò con molto brio la storia alle sue amiche, perché il suo carattere allegro e spiritoso sapeva cogliere spassosamente il lato comico delle cose.
In ogni modo fu una serata piacevole per tutta la famiglia. Mrs. Bennet aveva visto la figlia maggiore particolarmente apprezzata dal gruppo di Netherfield: Mr. Bingley l’aveva fatta ballare due volte, e anche le sue sorelle erano state cortesi con lei. Jane era soddisfatta come sua madre, anche se in tono più riservato; Elizabeth godeva della felicità di Jane. Mary si era sentita presentare a Miss Bingley come la più colta ragazza dei dintorni, e Catherine e Lydia erano state così fortunate da non rimanere mai senza cavalieri, cosa che — per il momento — era tutto quanto esse chiedevano a un ballo. Tornarono dunque tutti di buon umore a Longbourn, villaggio dove risiedevano, e del quale erano la famiglia più importante. Trovarono Mr. Bennet ancora alzato; quando aveva un libro tra le mani, perdeva la nozione del tempo, e questa volta aveva contribuito a farlo rimanere alzato anche una buona dose di curiosità per gli eventi di una serata che aveva suscitato tante belle aspettative. Aveva quasi sperato che le illusioni di sua moglie sul forestiero fossero andate deluse, ma scoprì ben presto che non era affatto così.
«Oh, caro Mr. Bennet», disse appena entrata, «abbiamo avuto una serata deliziosa e un magnifico ballo. Avrei voluto che ci fossi stato anche tu. Jane è stata talmente ammirata! Non c’era nessuno che potesse starle a pari. Tutti dicevano che era uno splendore, e Mr. Bingley l’ha trovata bellissima e ha danzato con lei per due volte! Pensa, nientemeno: ha danzato con lei per due volte! Ed è stata l’unica signorina invitata per la seconda volta. Per prima ha invitato Miss Lucas. Immaginati la mia delusione quando l’ho visto rivolgersi a lei! Tuttavia non è sembrato affatto che l’ammirasse: d’altra parte nessuno potrebbe ammirarla, lo sai bene; è sembrato invece assai colpito da Jane quando l’ha vista ballare. Ha chiesto chi era, si è fatto presentare e l’ha invitata per le due danze seguenti. Poi due giri del terzo ballo li ha ballati con Miss King, quelli del quarto con Mary Lucas, quelli del quinto ancora con Jane, quelli del sesto con Lizzy, e il boulanger...».
«Se avesse avuto pietà di me», esclamò a questo punto suo marito con impazienza, «non avrebbe ballato neppure la metà! Per l’amor di Dio, non parlarmi più delle sue dame! Gli si fosse storto un piede al primo ballo!».
«Oh, mio caro», continuò Mrs. Bennet, «tu sapessi quanto è simpatico! Ed è così bello! E anche le sue sorelle sono delle signore squisite. Non ho mai visto abiti più eleganti! Sono sicura che il pizzo della gonna di Mrs. Hurst...».
Ma qui fu di nuovo interrotta. Mr. Bennet protestò contro ogni discorso sulla moda: sua moglie dovette ripiegare su un altro argomento, e raccontò con molta amarezza e alquanta esagerazione la sconveniente scortesia di Mr. Darcy.
«Ti posso però assicurare», aggiunse, «che Lizzy non perde molto a non essere di suo gusto, perché è un uomo odioso e detestabile cui non vale proprio la pena di piacere: così sprezzante e pieno di sé, da rendersi addirittura insopportabile. Passeggiava in su e in giù, credendosi chissà chi! Non abbastanza bella per ballare con lui! Avrei voluto che tu fossi stato presente, mio caro, per trattarlo come si meritava. Detesto quell’uomo!».