Oreste (Euripide - Romagnoli)/Primo stasimo
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coro
Strofe
Ahimè, ahimè.
Dive rapide, aligere
furenti, che in un tíaso
vi componete, non di riti bacchici,
ma di lagrime e d’ululi,
che le penne vibrate, o negre Eumènidi,
per l’ampie vie dell’ètere,
esecutrici di pena, d’eccidio,
a voi mi volgo, a voi mi volgo supplice:
il figlio d’Agamènnone
dalla follia furente che l’esàgita,
oblio fate che trovi. Ahi, da che spasimi,
da che brame sospinto erri, dal tripode
dove gridò l’oracolo
il Nume ambiguo, al suolo ove profondasi,
nell’umbilico della terra, il bàratro!
Antistrofe
Ahimè, ahi Giove,
qual pena, qual sanguineo
cimento, dove accumula,
su te piombando, lagrima su lagrima
un Nume avverso, e di tua madre vendica
il sangue che l’esàgita.
La tua sorte commisero, commisero.
Poco felicità dura per gli uomini.
Come vela di celere
piccola barca, la sommerge un Dèmone
sotto i marosi di travagli orribili,
siccome all’estuar di flutti rabidi.
Or, quale altra progenie
io venerar dovrei piú dei Cecròpidi,
che da nozze divine ebbero origine?