Or che formo di pianto un ampio lago
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IV
LA LETTERA
Or che formo di pianto un ampio lago
lunge da lei, che lunge anco innamora,
non acconsente un suo pensier ch’io mora,
un suo pensier del mio morir presago;
e invece del suo volto amato e vago,
in cui bellezza angelica s’adora,
carta m’invia, perch’io la miri ogni ora,
che di lei che la scrisse è viva imago.
La miro, e cangia il ciel meco tenore,
mentre con quei caratteri possenti,
fatto mago d’amor, scongiuro Amore.
La miro e, rileggendo i dolci accenti,
con gli occhi entro quel nero asciutto umore
bevo la medicina a’ miei tormenti.