Or ch'han le cose esordio, ascolto i venti
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XLIII
IL RITORNO DEI DOLORI A PRIMAVERA
Or ch’han le cose esordio, ascolto i venti
alitar per lo cielo anima molle;
e, sciolti in rio canoro i ghiacci algenti,
ride popolo d’erbe in su le zolle.
Da’ rostri suoi l’eroe pennuto estolle,
a cibarne l’orecchio, inni languenti,
e dove tiepidezza aspetta il colle,
Venere a provocar vanno gli armenti.
Sul mattutino albor fugge dal tetto
e con rombi festanti è l’ape or desto
a depredare il sempre verde Imetto.
Non temono i Leandri il mar di Sesto,
ché lor promette amenitá d’aspetto...
Il mondo tutto è lieto, ed io son mesto.