Opere minori (Ariosto)/Rime varie/Sonetto IX

Sonetto IX

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Sonetto IX.


     Non fu qui dove Amor tra riso e giôco
Le belle reti al mio côr vago tese?
Non son io quell’ancor che non di poco,
4Ma del meglio di me fui sì cortese?
     Certo qui fu, ch’io raffiguro il lôco,
U’ dolcemente l’ore erano spese;
Quindi l’ésca fu tolta e quindi il fôco,
8Che d’alto incendio un freddo petto accese.
     Ma ch’io sia quel che con lusinghe Amore
Fece, per darlo altrui, dal suo côr scemo,
11S’io n’ho credenza, io n’ho più dubbio assai:
     Chè certo io so che quel che perde il côre,
Lontan arder solea per questi rai;1
14Ed io che son lor presso, agghiaccio e tremo.


Note

  1. I manoscritti posseduti dal Barotti pongono invece: «Chè mi sovvien che quel che perse il còre Arder parea lontan da questi rai.»