Opere (Lorenzo de' Medici)/XVII. Rime varie o di dubbia autenticitá/V. Canzoni a ballo/Canzone X.
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | V. Canzoni a ballo - Canzone IX. | V. Canzoni a ballo - Canzone XI. | ► |
x
[La canzonetta del gallo]
Donne e fanciulle, tutte vo’ pregare
che al gallo mio voi diate un po’ a beccare.
Il gallo mio io v’ho raccomandato,
ché lungo tempo è che mi fu donato;
infin da piccolin me l’ho allevato,
or dalle volpe io nol posso campare.
Ed anche i lupi gli corse lor dreto,
perché gli è di natura molto lieto,
e mai non rapportò alcun secreto;
solo una volta mai l’udí cantare.
E’ fa spesso del grosso e del cortese,
perché gli ha cerco di molto paese;
infino a qui io gli ho dato le spese,
e in Schiavonia mai non vòlse andare.
Al servir volentieri io m’affatico
e di piccola cosa io lo nutrico,
e tutto il dí si staria con un fico;
molto di questo ch’io l’uso cibare.
Ma chi il vedesse quand’è addormentato,
ogni pollastra l’aría dileggiato;
ma, quando ritto in piè fussi levato,
io so ch’io vi farei maravigliare.
E’ mel convien tener sempre in istia;
un gallo egli è di molta gagliardia:
s’io lo lasciassi andar fuor della via,
quante galline truova vuol calcare.
Molte donne me l’han chiesto in prestanza,
ma io non ho in lor tanta fidanza;
ma pur, se mel chiedesse la mia amanza,
infin a casa glie n’andre’ a portare.
Se ci è niuna che voglia ch’io gliel presti,
chieggamel pure, e per nulla non resti:
díegli beccar dell’erba de’ suo’ testi,
e poi a casa lo lassi tornare.
Nessun s’infinga chi n’ha di bisogno:
le mie proferte non son mica sogno;
cosí poss’io aver quel ch’io agogno
da quella che nel foco mi fa stare!
Io ve lo presto e dovvi i testimoni,
ma non mel mescolate fra’ capponi;
poniam ch’io lo conosca a’ bargiglioni,
ché in ogni loco lo saprei trovare.
Fra le galline il conosco alla coda,
che è ritta e grossa, ed ha la cresta soda:
governatemelo in modo che e’ goda
e che a’ suo’ piedi possa ritornare.