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v - canzoni a ballo 305

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[La canzonetta del gallo]


     Donne e fanciulle, tutte vo’ pregare
che al gallo mio voi diate un po’ a beccare.
     Il gallo mio io v’ho raccomandato,
ché lungo tempo è che mi fu donato;
infin da piccolin me l’ho allevato,
or dalle volpe io nol posso campare.
     Ed anche i lupi gli corse lor dreto,
perché gli è di natura molto lieto,
e mai non rapportò alcun secreto;
solo una volta mai l’udí cantare.
     E’ fa spesso del grosso e del cortese,
perché gli ha cerco di molto paese;
infino a qui io gli ho dato le spese,
e in Schiavonia mai non vòlse andare.
     Al servir volentieri io m’affatico
e di piccola cosa io lo nutrico,
e tutto il dí si staria con un fico;
molto di questo ch’io l’uso cibare.
     Ma chi il vedesse quand’è addormentato,
ogni pollastra l’aría dileggiato;
ma, quando ritto in piè fussi levato,
io so ch’io vi farei maravigliare.
     E’ mel convien tener sempre in istia;
un gallo egli è di molta gagliardia:
s’io lo lasciassi andar fuor della via,
quante galline truova vuol calcare.
     Molte donne me l’han chiesto in prestanza,
ma io non ho in lor tanta fidanza;
ma pur, se mel chiedesse la mia amanza,
infin a casa glie n’andre’ a portare.


Lorenzo il Magnifico, Opere - ii. 20