Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XXV.

XXV. Una donna avea disire

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XXV. Una donna avea disire
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xxv


     Una donna avea disire
con un giovane parlare:
tanto seppe alfin ben fare,
che li die’ quelle tre lire.
     Sun’un canto di cassone
gliel contò la prima volta,
ma vi fu tra lor quistione,
onde ch’ella a dir s’affolta:
— Una parte me n’hai tolta,
ma infin nulla arai tu fatto;
se non conti un altro tratto,
non potrai di qui partire.
     E, perché la donna è avara,
non li satisfe’ ancor questo:
la non fu scarica e chiara,
finché il giovane assai presto
non li dette ogni suo resto,
e gliel misse tutto in tasca;
allor sana come lasca
lo volea lasciar fuggire.
     Ricordossi a mano a mano
che gli avea a dar l’usura:
sciolse al giovan di sua mano
la sua borsa assai sicura;
disse: — Gli è trista natura.
Non sta ritto, giusto e intero;
e’ bisogna far pensiero
l’erta di nuovo salire. —

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     Funne il giovane contento,
perché gli era ben fornito;
di danar vi dette drento
e pagolla in sul pulito;
poi volea pigliar partito,
ma la donna disse: — Aspetta: —
dodici uova con gran fretta
li die’ ber, poi lasciollo ire.