Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XXVI.
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xxvi
Ragionavasi di sodo
un marito con la moglie:
— Stu non muti viso o voglie,
io non muterò mai modo. —
La sua moglie si dolea
che faceva un certo giuoco,
che veder non lo potea;
e dicea: — Pur muta loco. —
Il marito disse poco:
— Seguir vo’ l’usanza mia;
nol vo’ far per altra via,
se miglior ragion non odo. —
— Tu ti se’ male allevato;
hai apparato cattiva arte:
non è buono alcun mercato,
che non fa per ogni parte. —
Il marito a questa parte:
— Tu ne se’ cagion tu stessi,
ché, se miglior viso avessi,
non commetterei tal frodo. —
La si dolse co’ parenti;
ma doluto prima gli era:
co’ vicin fe’ gran lamenti,
e dicea mattina e sera:
— Fállo il tuo in tal maniera?
Non par mai che vi s’assetti,
che le lacrime non getti:
pensi ognun com’io ne godo. —
Disse: — Porta in sofferenza
il marito; e se t’avvezzi
aver meco pazienzia,
non vorrai che ’l modo sprezzi;
e dirai ti faccia vezzi,
se tu gusti il giuoco mio,
tu dirai quel che dico io:
che sia questo il proprio modo. —