Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XXIV.

XXIV. E’ convien ti dica il vero

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XXIV. E’ convien ti dica il vero
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xxiv


     E’ convien ti dica il vero
una volta, donna mia:
benché forse egli è pazzia,
pur saprai il mio pensiero.
     Tu non sai pigliar partito:
tu vorresti e poi non vuoi;
poi ti torna l’appetito:
servir vuo’mi e non sai poi.
Questo giuoco giá fra noi,
come sai, è stato un pezzo:
egli è pur cattivo vezzo
non fermare il suo pensiero.
     Tu mi mandi una imbasciata
che mi tiene un pezzo lieto;
poi in un punto sei mutata:
ond’io resto tristo e cheto.
Tu non hai punto il discreto:
sciogli un tratto questo laccio:
trai e te e me d’impaccio,
ché gli è tempo, a dire il vero.
     Tu hai pur tanto indugiato,
che se n’è avveduto ognuno:
prima, avendomi spacciato,
non se ne avvedeva alcuno.
Non guardar s’io t’importuno,
ch’io tel dico per tuo bene:
questo nuoce e a te e a mene;
non fermare il tuo pensiero.

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     Credo che tu sappi a punto
che, chi quando può non vuole,
quando passa poi quel punto,
rade volte poter suole.
Facciam fatti e non parole,
come dee buona maestra.
Deh! sta’ meno alla finestra,
e conchiudi, a dire il vero.