Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone IX.
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ix
Chi tempo aspetta, assai tempo si strugge:
e ’l tempo non aspetta, ma via fugge.
La bella gioventú giamai non torna,
né ’l tempo perso giamai riede indrieto;
però chi ha ’l bel tempo e pur soggiorna,
non ará mai al mondo tempo lieto;
ma l’animo gentile e ben discreto
dispensa il tempo, mentre che via fugge.
Oh quante cose in gioventú si prezza!
Quanto son belli i fiori in primavera!
Ma, quando vien la disutil vecchiezza
e che altro che mal piú non si spera,
conosce il perso di quando è giá sera
quel che ’l tempo aspettando pur si strugge.
Io credo che non sia maggior dolore
che del tempo perduto a sua cagione:
questo è quel mal che affligge e passa il core,
questo è quel mal che si piange a ragione;
questo a ciascun debbe essere uno sprone
di usare il tempo ben, che vola e fugge.
Però, donne gentil, giovani adorni,
che vi state a cantare in questo loco,
spendete lietamente i vostri giorni,
ché giovinezza passa a poco a poco:
io ve ne priego per quel dolce foco
che ciascun cor gentile incende e strugge.