Licenza

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Atto terzo

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LICENZA

Ah! no, l’augusto sguardo

non rivolgere altrove, eccelsa Elisa.
Ubbidirò. Tu ascolterai, se m’odi
(dura legge a compir!), voti e non lodi.
Veggano ancor ben cento volte e cento
i numerosi tuoi sudditi regni
tornar sempre piú chiaro
questo giorno per te; per te, che sei
la lor felicitá, che nel tuo seno
le piú belle virtú come in lor trono,
l’una all’altra congiunte... Aimè! perdono.
Voti in mente io formai: ma dal mio labbro
escon, per qual magia dir non saprei,
trasformati in tua lode i voti miei.
Errai; ma il mondo intero
ho complice nel fallo; e, non sdegnarti,
mi par bello l’error. L’anime grandi
a vantaggio di tutti il ciel produce.
Nasconderne la luce
perché, se agli altri il buon cammino insegna?
Le lodi di chi regna
sono scuola a chi serve. Il grande esempio
innamora, corregge,
persuade, ammaestra. Appresso al fonte
tutti non sono. È ben ragion che alcuno
disseti anche i lontani. Ah! non è reo
chi, celebrando i pregi
dell’anime reali,
ubbidisce agli dèi, giova a’ mortali.

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          Nube cosí profonda

     non può formarsi mai,
     che le tue glorie asconda,
     che ne trattenga il vol.
          Saria difficil meno
     tôrre alle stelle i rai,
     a’ fulmini il baleno,
     la chiara luce al sol.