Odi e inni/Odi/La sfogliatura
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Chi, sfogliatrici, così mesto canto
su lo scurire ad intonar v’invita
tutte alla tonda accanto
4sedute su la verde gita?
Grande è la gita. A tempo, o sfogliatrici,
temprò la pioggia lo stridor di luglio:
Spuntarono radici
8dal calcio e fecero cespuglio.
A tempo, quando il gambo avea tre foglie,
voi lo roncaste con la corte zappa;
sì che, dalle sue spoglie
12di seta, salda esce la rappa.
Bella granita, lunga dritta intera,
v’esce la rappa dalle spoglie nette,
come un bel bimbo a sera
16svestito delle sue cioppette.
Cantate dunque, se l’annata è piena,
o sfogliatrici, uno stornello allegro!
Via quella cantilena
20e la battaglia del Re negro!
Nell’Agamè, sui morti che piangete,
sono molti anni che si vanga e si ara,
e il rosso tief si miete
24pei fitaurari e i barambara.
Le donne, là, dai denti come latte,
cantano anch’esse, in cerchio, su lo strame.
Una nel mezzo batte
28sul cupo negarìt di rame.
Cantano il giorno che per borri e valli
seimila vite giovini sul posto
fermò come cavalli
32che fiutano il leon nascosto.
Cantano poi la notte lunga, e i fuochi
accesi dal Gundapta a Gunaguna,
e spari e grida, e fiochi
36sospiri al lume della luna;
e i Ras che avanti l’uggiolìo crudele
di iene erranti che fuggian la fiamma,
beveano l’idromele
40ravvolti nel purpureo sciamma.
O sfogliatrici! Odo un bussare, sento
tra il vostro canto un tonfo lento e strano,
tonfo che porta il vento,
44d’un cupo negarìt lontano!
Vi segna il tempo il negarìt tigrigno,
o sfogliatrici! E sul cader del ballo
sento l’hellelta: un rigno
48equino, un canto agro di gallo:
di gallo desto sui dormenti, in cima
del tetto; che, quando una stella smuore,
grida la vita; prima
52che il sogno sia finito in cuore.