Nell’Agamè, sui morti che piangete,
sono molti anni che si vanga e si ara,
e il rosso tief si miete
24pei fitaurari e i barambara.
Le donne, là, dai denti come latte,
cantano anch’esse, in cerchio, su lo strame.
Una nel mezzo batte
28sul cupo negarìt di rame.
Cantano il giorno che per borri e valli
seimila vite giovini sul posto
fermò come cavalli
32che fiutano il leon nascosto.
Cantano poi la notte lunga, e i fuochi
accesi dal Gundapta a Gunaguna,
e spari e grida, e fiochi
36sospiri al lume della luna;
e i Ras che avanti l’uggiolìo crudele
di iene erranti che fuggian la fiamma,
beveano l’idromele
40ravvolti nel purpureo sciamma.
O sfogliatrici! Odo un bussare, sento
tra il vostro canto un tonfo lento e strano,
tonfo che porta il vento,
44d’un cupo negarìt lontano!