Ode XXXVII

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Anacreonte - Odi (Antichità)
Traduzione dal greco di Francesco Saverio de' Rogati (1824)
Ode XXXVII
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SOPRA LA PRIMAVERA.


ODE XXXVII.


I dì già riedono
     Di primavera;
     3Già delle Grazie
     L’amica schiera
     Di rose vergini
     6S’infiora il sen.
Di Noto e Borea
     Tace lo sdegno;
     9Divenne placido
     L’equoreo regno
     All’aure tepide
     12D’un bel seren.

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Ecco già l’anitra
     Nell’acque a nuoto,
     15Le grù già vengono
     Da ciel remoto,
     Or che la gelida
     18Stagion fuggì.
Con lei le nuvole
     Fero viaggio,
     21Sembra più lucido
     Del Sole il raggio,
     E a noi risplendono
     24Più chiari i dì.

Mira, del provvido
     Stanco bifolco
     27Come germogliano
     Nel bruno solco
     La speme e il premio
     30Del suo sudor.
Tutto già smaltano
     L’erbe il terreno;
     33L’arbor di Pallade
     Già grave e pieno,
     È del suo nobile
     36Raro tesor.

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Di nuovi grappoli,
     Di nuove fronde,
     39S’ornan le fertili
     Viti feconde,
     Che a noi poi versano
     42L’umor gentil.
Le piante e gli alberi
     Fioriscon tutti,
     45Su’ rami spuntano
     Co’ fiori i frutti,
     Mercè del giovane
     48Ridente april.