Ode XXVIII

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Anacreonte - Odi (Antichità)
Traduzione dal greco di Francesco Saverio de' Rogati (1824)
Ode XXVIII
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SOPRA LA SUA BELLA.


ODE XXVIII.


Tu che nell’arte illustre,
     Onde superba è Rodi,
     Saggio Pittore industre
     4Avanzi ogni Pittor,
Pingi, com’io desìo,
     Benchè da noi lontano,
     Pingimi l’idol mio,
     8L’unico mio tesor.

Sciolte in volubili onde
     Le delicate chiome,
     Mezzo fra brune e bionde
     12Pria mi dovrai mostrar.
Se tanto poi sa l’arte,
     Saggio Pittor, farai
     Che odore d’ogni parte
     16Si sentano spirar.

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Presso la guancia piena,
     Sotto quel crine oscuro,
     La bianca la serena
     20Fronte vogl’io veder.
Nero, com’è in quel viso,
     Sia l’uno e l’altro ciglio,
     Se giunto, se diviso,
     24Rimanga in dubbio il ver.

Dall’umide pupille
     Del caro amato bene,
     Amabili scintille
     28Si veggan trasparir;
Cerulee nel colore,
     Qual Pallade l’avea,
     E qual la Dea d’Amore,
     32Che facciano languir.

Farai col puro latte,
     E colle rose insieme,
     E naso e gote intatte
     36Più floride d’april.
Poi la tua man mi additi,
     O s’apra alle parole,
     O a’ dolci baci inviti,
     40Il labbro suo gentil.

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Al bianco collo adorno,
     E al delicato mento,
     Svolazzino d’intorno
     44Tutte le Grazie ognor.
Ma l’altre sue vezzose
     Membra, coprir tu dei
     Di vesti, che le rose
     48Vincano nel color.

Parte però ne svela
     Al desioso sguardo,
     Del bello che si cela,
     52Che faccia fede almen.
Basta, la veggio: è quella
     Colei per cui sospiro:
     M’inganno? O pur favella
     56L’immago del mio ben?