Ode XV

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Anacreonte - Odi (Antichità)
Traduzione dal greco di Francesco Saverio de' Rogati (1824)
Ode XV
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SOPRA SE STESSO.


ODE XV.


Gige, un dì signor di Lidia,
     Non seduce i miei pensier;
A’ suoi beni io non ho invidia,
     4Non ho invidia al suo poter.

Questo avvien, perch’io non curo
     Dell’argento lo splendor;
Nè m’abbaglia il mal sicuro
     8Da’ Tiranni ambito allor.

Sol d’unguento il bianco crine
     Sparger voglio e profumar;
E di rose porporine
     12Io mi voglio inghirlandar.

Mai più d’oggi il mio pensiere
     Non s’estende oltre il confin.
Doman poi, chi può sapere
     16Qual ci attende altro destin?

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Or che giorni a noi ridenti
     Son concessi di goder,
Ah! s’ingannino i momenti
     20Con i dadi e col bicchier.

Or beviam fra ’l gioco e il riso,
     Pria che morte venga a te,
E ti dica all’improvviso:
     24Tempo più di ber non è.