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di anacreonte | 25 |
SOPRA SE STESSO.
Gige, un dì signor di Lidia,
Non seduce i miei pensier;
A’ suoi beni io non ho invidia,
4Non ho invidia al suo poter.
Questo avvien, perch’io non curo
Dell’argento lo splendor;
Nè m’abbaglia il mal sicuro
8Da’ Tiranni ambito allor.
Sol d’unguento il bianco crine
Sparger voglio e profumar;
E di rose porporine
12Io mi voglio inghirlandar.
Mai più d’oggi il mio pensiere
Non s’estende oltre il confin.
Doman poi, chi può sapere
16Qual ci attende altro destin?