Obras Poéticas de Glauceste Satúrnio/Sonetos/LXXXVII
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LXXXVII
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LXXXVII
Sorprezo de cosi sonori accenti,
Non ho ragion, che basti, ó Vate degno,
A consecrare al tuo discreto ingegno
4Questi voti, non só, se assai cadenti.
Udir credei a intempestivi eventi
Tutto il Pindo sonar, si che á tal segno
Forse non dubitai del crudo regno
8Frenasse Orpheo gli spiriti inclementi.
Questa dal mondo poi giammai probata
Beltá da labri tuoi abbia l’ardore
11D’en si rozzo paese essere amata.
Ed io pur non avró culto maggiore,
Che render vada a la tua Musa grata,
14Fuor di quel del silenzio fido onore.