O muse, o voi ch'ove 'l Castalio inonda

Ciro di Pers

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Chi mi toglie a me stesso?
Questo testo fa parte della raccolta Ciro di Pers
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XXVIII

LA PREDESTINAZIONE

     O muse, o voi ch’ove ’l Castalio inonda
bever torbidi umori a sdegno avete,
ma del sacro Giordan lungo la sponda
v’è diletto appagar piú nobil sete;
     datemi note ad abbassar possenti
l’orgoglio ond’uomo in suo voler si fida,
e si crede appressar gli astri lucenti
se sua cieca ragion prende per guida.

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     Ah, che gli occhi dell’alma adombra a l’uomo
caliginoso orror di nebbia inferna;
fe’ che, la destra all’interdetto pomo
stendendo, offese la giustizia eterna.
     Quinci da false imagini di bene
deluso, ognor va d’uno in altro errore,
né pur in mente un sol pensier gli viene
che l’inviti a calcar strada migliore.
     Né forza ha d’eseguir quanto comanda
la sacra legge del verace nume,
se divino favor dal ciel non manda
di grazia in lui non meritato lume.
          Allor col proprio arbitrio al ben ch’intende,
e volontario e libero si move;
allor per l’erta faticosa ascende,
ché sono a sciolto piè facili prove;
     allor declina i precipizi, allora
fugge i delitti infra i diletti ascosi;
non han per lui sirene arte canora,
non han per lui vaghezza ostri pomposi.
     Tutto in virtú di quell’interna aita,
ch’a suo piacere il gran motor dispensa,
dagl’influssi di lui l’anima ha vita,
egli la pasce ad invisibil mensa.
     Nulla abbiam che sia nostro; il vanto cessi
d’un retto oprar, d’una costante fede;
diasi sol lode a Dio; da lui concessi
tai doni son, né merto alcun precede.
     L’alto voler di Dio, prima che l’ali
spiegasse il tempo a infaticabil volo,
avea descritto entro gli eterni annali
gli eletti ad abitar lá sovra il polo.
     A questi ei preparò gli empirei seggi,
a questi agevolò gli aspri sentieri;
tu che ti fidi in tuo poter, vaneggi;
giunger lá senza scorta indarno speri.

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     Ben ha folle pensier chi si promette
piú di sé che di Dio. Fidiamci in Lui,
e stimiam libertá ciò ch’ei commette
pronti eseguir, se troviam forze in nui.
     Dannasi l’empio: è di giustizia effetto.
Salvasi il giusto: è di clemenza dono.
Questo è da diva man guidato e retto,
quei lasciato a se stesso in abbandono.
     — Non viene a me, non viene alcun, se tratto
non è dal Padre mio. Prestisi fede
alle voci del vero: alcun affatto
mai non perdei di quei ch’egli mi diede. —
     Sí disse il Verbo. È temeraria inchiesta
del consiglio divin cercar ragione,
perché quella a sé tragga e lasci questa
alma cader ne l’infernal prigione.
     D’infinito saper scarsa misura
son pochi raggi d’intelletto umano.
Quanti a noi la sensibile natura
secreti asconde, e ’l ricercarli è vano!
     Ei, che del ciel le stelle, ei che l’arene
numerate ha del mar, solo comprende
perché patisce l’un dovute pene,
e l’altro a premi non dovuti ascende.
     Ma non quinci al peccar porgan licenza
sciocchi argomenti, e dica alcun: — L’abisso
o ’l ciel m’attende, né cangiar sentenza
puossi di quel ch’eternamente è fisso.
     Perché, duro a me stesso, ognor co’ prieghi
inutilmente ho da stancar gli altari,
se ’l decreto del ciel non fia ch’io pieghi,
quando a me pene o premi egli prepari?
     Dunque, fia meglio a’ lieti scherzi intento
passar con Bacco e con Ciprigna il giorno,
e ’l fugace piacer stringer contento,
di tempestive rose il crine adorno. —

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     Stolto, non t’ingannar! Ciascun l’inferno
col suo voler, col suo poter s’acquista;
e la colpa onde merchi il danno eterno
destinata non è, ma sol prevista.
     Ma per salire al ciel non solo i fini,
ma i mezzi ancor son preparati; a Dio
sol ne guida un sentier; mentre il cammini,
forse puoi dir: — Son degli eletti anch’io. —
     Ma se per altra via t’inoltri, oh quanto
hai ragion di temere! e ’n fra i timori
d’un danno eterno, ancor ti darai vanto
di goder liete mense e lieti amori?
     Amareggiati e miseri contenti,
che dalla via del ciel tranno in disparte!
Deh, stiam quanto si puote al cielo intenti,
grazie rendendo a chi ’l poter comparte!
     Di divina rugiada il seno asperso
ne’ dotti fogli suoi cosí ragiona,
a le bestemmie di Pelagio avverso,
il saggio, il santo, ond’è famosa Ippona.