Ah, che gli occhi dell’alma adombra a l’uomo
caliginoso orror di nebbia inferna;
fe’ che, la destra all’interdetto pomo
stendendo, offese la giustizia eterna.
Quinci da false imagini di bene
deluso, ognor va d’uno in altro errore,
né pur in mente un sol pensier gli viene
che l’inviti a calcar strada migliore.
Né forza ha d’eseguir quanto comanda
la sacra legge del verace nume,
se divino favor dal ciel non manda
di grazia in lui non meritato lume.
Allor col proprio arbitrio al ben ch’intende,
e volontario e libero si move;
allor per l’erta faticosa ascende,
ché sono a sciolto piè facili prove;
allor declina i precipizi, allora
fugge i delitti infra i diletti ascosi;
non han per lui sirene arte canora,
non han per lui vaghezza ostri pomposi.
Tutto in virtú di quell’interna aita,
ch’a suo piacere il gran motor dispensa,
dagl’influssi di lui l’anima ha vita,
egli la pasce ad invisibil mensa.
Nulla abbiam che sia nostro; il vanto cessi
d’un retto oprar, d’una costante fede;
diasi sol lode a Dio; da lui concessi
tai doni son, né merto alcun precede.
L’alto voler di Dio, prima che l’ali
spiegasse il tempo a infaticabil volo,
avea descritto entro gli eterni annali
gli eletti ad abitar lá sovra il polo.
A questi ei preparò gli empirei seggi,
a questi agevolò gli aspri sentieri;
tu che ti fidi in tuo poter, vaneggi;
giunger lá senza scorta indarno speri.