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ciro di pers | 403 |
in sua vece t’ha posto;
e so che l’api tue,
per fabricar favi di pace in terra,
favi di gloria in cielo,
entro i prati fioriti
de le potenze umane
cercan diversi fiori,
né volan solo ai gigli,
com’altri pensa. Cosí il cielo ascolti
i santi voti tuoi, sí che tu scorga
la tua diletta greggia,
sommerso in Lete ogni privato sdegno,
passar con voglie unite
nell’Asia a racquistar gli antichi ovili,
e l’abbattuta croce
a raddrizzar sul Tauro e sul Carmelo.
Arresta, o cetra, i carmi;
troppo lungo è ’l mio canto; io qui t’appendo,
non come pria d’un verde mirto ai rami,
ma d’un secco cipresso,
per non toccarti fin che non si mostri
il cielo udir placato i voti nostri.
XXVIII
LA PREDESTINAZIONE
O muse, o voi ch’ove ’l Castalio inonda
bever torbidi umori a sdegno avete,
ma del sacro Giordan lungo la sponda
v’è diletto appagar piú nobil sete;
datemi note ad abbassar possenti
l’orgoglio ond’uomo in suo voler si fida,
e si crede appressar gli astri lucenti
se sua cieca ragion prende per guida.