O bella Euterpe, o de' miei versi onore
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XLVII
S’IMPLORA L’AJUTO DELLE MUSE
NELL’INFERMITÀ
DEL S. D. VIRGINIO CESARINI
O bella Euterpe, o de’ miei versi onore,
Deh dimmi: Febo è sgombrator de’ mali?
Conosce egli d’ogni erba ogni valore,
E ne può ristorar gli egri mortali?
5Se pur froda non è, ch’ei sia possente
Ogni morbo quetar che ci martira
In questi giorni, che ripone in mente?
Sovra che pensa? o dove gli occhi gira?
Langue il pregio sovran di nostra etate;
10E conforto di Febo invan s’aspetta,
Or che farassi? ah di disdegno armate
Cerchiamo rime, e procacciam vendetta.
Perda gli strali, e degli amati allori
Vegga seccare la corona in fronte;
15Sia ludibrio d’Admeto infra Pastori,
E gli rinnovi duol nuovo Fetonte.
O Clio, s’ami cessar, che altri dispieghi
Istoria del re vostro, ond’ei si scorni,
Fa che lui preghi sì, che per tuoi preghi
20Al buon Virginio sanità ritorni.
Allora udransi celebrare i pregi
Dell’Angue ucciso, incomparabil vanto,
E su cetere d’òr maestri egregi
In val di Tebro sollevarne il canto,
25Tra tanto ghirlandato in lunga veste,
Gloria ben singolar di Lilibeo,
Sciorrà Balducci mio voce celeste
Qual già la sciolse in Mitilene Alceo.