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XVIII XX
Come tre maestri di nigromanzia vennero alla corte dello ’mperadore Federigo

Lo ’mperadore Federigo fue nobilissimo signore; e·lla gente ch’avea bontade venia a·llui di tutte parti, però che l’uomo donava volentieri e mostrava belli sembianti a chi avesse alcuna speziale bontà. A·llui veniano sonatori, trovatori e belli favellatori, uomini d’arti, giostratori, schermitori, e d’ogni maniera gente.

Stando lo ’mperadore Federigo — e facea dare l’acqua alle mani, le tavole coverte: e non era ch’entrare a tavola —, sì giunsero a·llui tre maestri di negromanzia con tre schiavine. Salutarlo così di subito, et elli domandò:

«Qual’è il maestro, di voi tre?».

L’uno si fece avanti e disse:

«Messere, io sono»; e lo ’mperadore il pregò che giucasse. Cortesemente quelli gittaro loro incantamenti e fecero loro arti.

Il tempo incominciò a turbare: ecco una pioggia repente e spessa, li tuoni, li folgóri e ’ baleni, che ’l mondo parea che fondesse; una gragnuola, che parea çopelli d’acciaio. I cavalieri fuggiano per le camere, chi in una parte, chi in un’altra.

Rischiarossi il tempo. Li maestri chiesero commiato e chiesero guiderdone. Lo ’mperadore disse:

«Domandate».

Que’ domandaro il conte di San Bonifazio, ched era più presso allo ’mperadore, e dissero:

«Messere, comandate a costui che vegna in nostro soccorso contra li nostri nemici».

Lo ’mperadore lile comandò teneramente. Misesi il conte in via co·lloro: menarlo in una bella cittade, cavalieri li mostrò di gran paraggio, bel destriere e bell’arme li aprestaro, e dissero al conte:

«Questi sono a·tte ubbidire».

E mostrarogli li nimici. Vennero a la battaglia: il conte li sconfisse e francò lo paese. E poi ne fece tre, delle battaglie ordinate in campo. Vinse la terra. Diederli moglie. Ebbe figliuoli. Dopo, molto tempo tenne la Signoria.

Lasciarlo grandissimo tempo, poi ritornaro. Il figliuolo del conte avea già bene quaranta anni; il conte era vecchio. I maestri dissono:

«Riconoscici tu? Vuo’ tu ritornare a vedere lo ’mperadore e la corte?»

E ’l conte rispuose:

«Lo ’mperio fi aora più volte mutato; le genti fier ora tutte nuove: dove ritornerai?».

E ’ maestri dissero:

«Noi vi ti volemo al postutto menare».

Misersi in via; camminaro gran tempo; giunsero in corte; trovaro lo ’mperadore e ’suoi baroni, ch’ancor si dava l’acqua la qual si dava quando il conte n’andò co’ maestri.

Lo ’mperadore li facea contare la novella; que’ la contava:

«I’ ho poi moglie, e figliuolo c’ha quaranta anni; tre battaglie di campo ho poi fatte. Il mondo è tutto rivolto! Come va questo fatto?»

Lo ’mperadore lile fa raccontare con grandissima festa, e i baroni e ’ cavalieri.