Novellette e racconti/LXXXVIII. Il nuovo Studioso della natura

LXXXVIII. Il nuovo Studioso della natura

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LXXXVIII. Il nuovo Studioso della natura
LXXXVII. Storia di due Infermi Novelle orientali
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LXXXVIII.


Il nuovo Studioso della natura.


E’ fu già un tempo, che fra gli uomini semplici ancora al mondo, non erano tanto comuni gli oriuoli, che in ogni luogo si sapesse cosa fossero. Avvenne che un povero e zotico villano, il quale conduceva fuori a pasturare le pecore, ne ritrovò uno d’oro, uscito del borsello ad un cavaliere, che, stanco del viaggio, erasi poco prima coricato sotto l’ombra d’un albero, e che di là poi partitosi, non s’era punto avveduto della sua perdita. Il pastore, che non avea mai veduti oriuoli, pieno di maraviglia dicea: Oh! che può esser questo! Egli è cosa che si brulica: giocherei che tira il fiato. Accostalo all’orecchio, e dice: Qui non c’è che dubitare: dentro c’è qualcosa, che vive. Quanto più lo guardo e riguardo, e più mi confermo a credere che sia un uovo. Non ho io veduto l’altr’ieri uno strano uccellaccio che certamente non era di questi paesi? avrebbe mai fatto quest’uovo passando? Ecco il nuovo [p. 200 modifica]dioso di natura, tutto sprofondato nelle sue nuove considerazioni, senza tuttavia punto sapere a qual d’esse debba attenersi. Che posso io altro dire, che già il capo gli cominciava a girare, quando chiamò al suo soccorso altri pastori, che tanto sapeano di fisica, quant’egli. Non ci fu tra loro un solo che neppure s’avvedesse che 1’oriuolo avea una chiavetta. Tuttavia dopo un’ora di mormorio e di ciance, vi si trattò la materia, e si domandò parere, e fu chi disse: Oh! che facciamo noi, chè non l’apriamo? Piacque alla rusticana adunanza il parere, e presero tutti d’un animo che s’avesse a spezzare il cristallo con un ciottolo, per vedervi meglio e più chiaro dentro. Detto fatto, prese ogni villano una pietra, e vi diero a mano a mano, l’un dopo l’altro, una picchiata, sicchè in breve cristallo e mostra volarono in pezzetti, ed in un batter d’occhio l’oriuolo ne fu così mal concio, che cessò dall’aggirarsi. Di qua si conchiuse che la bestia era morta, e si diedero a sventrarla. Ruote, catenella, molle, tutto fu creduto budella e viscere: e tanto ne fu il romore pel paese, e lo spavento di questo fatto, che quante erano balie in que’ contorni, non parlarono per otto giorni mai d’altro, che di tale e così ben certificata scoperta.