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novella lxxxviii. 199

lavansi acque e olj. Chi dicea: Io farei sì e sì; e Io accordo, aggiugneva un altro, ma vi aggiungerei questo di più. Sia fatto, bene sta; sicchè si udìa sempre ad ordinare nuove cose: e vi fu il ricettario tutto dall’acacia allo zafferano; vedendovisi una perpetua processione di pillole, giulebbi, sciloppi, lattovarj, tanto che la stanza parea un mercato di ampolle e carte, mentre che nella casettina del letterato vi avea a pena una boccia senza becco, piena di acqua, arrecatagli da una vecchierella vicina. A capo di due giorni si vide quella notabile sperienza ch’io dissi. L’uomo di lettere fu veduto per la città a camminare co’ piedi suoi e andare dov’egli volea; e l’altro co’ piedi del prossimo alla volta di una chiesa. Dicesi che quel medico, il quale fu il primo giorno a visitare il letterato, scrive un libro di osservazioni fatte sopra la malattia di lui, e sulle forze della natura.


LXXXVIII.


Il nuovo Studioso della natura.


E’ fu già un tempo, che fra gli uomini semplici ancora al mondo, non erano tanto comuni gli oriuoli, che in ogni luogo si sapesse cosa fossero. Avvenne che un povero e zotico villano, il quale conduceva fuori a pasturare le pecore, ne ritrovò uno d’oro, uscito del borsello ad un cavaliere, che, stanco del viaggio, erasi poco prima coricato sotto l’ombra d’un albero, e che di là poi partitosi, non s’era punto avveduto della sua perdita. Il pastore, che non avea mai veduti oriuoli, pieno di maraviglia dicea: Oh! che può esser questo! Egli è cosa che si brulica: giocherei che tira il fiato. Accostalo all’orecchio, e dice: Qui non c’è che dubitare: dentro c’è qualcosa, che vive. Quanto più lo guardo e riguardo, e più mi confermo a credere che sia un uovo. Non ho io veduto l’altr’ieri uno strano uccellaccio che certamente non era di questi paesi? avrebbe mai fatto quest’uovo passando? Ecco il nuovo stu-