Novellette e racconti/II. Il Bevitore
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II.
Il Bevitore.
Gregorio T. è un calzolajo di corte di ..... che non saprebbe tirare uno spago quando non avesse bevuto. Questa virtù gli pare al viso, perchè ha un naso spugnoso e rosso, gli occhi scerpellini e intorno alle palpebre orlati di prosciutto, con certi bottoncini vermigli sparsi qua e colà per le guance che pajon coralli. Ha moglie, e non potendo bere lei ancora, sta sempre seco ingrognato, e ha giurato nel suo cuore, per vendetta, di bere quante gonnelle, camice e calze ella avrà in vita sua; e adempie il giuramento, perchè quanto gli può capitare alle mani, lo porta al magazzino, e scambialo subito in vino, tutto allegro come se avesse una vittoria. Poco prima che si facesse l’ultima estrazione del lotto, andando costui a rivedere tutti i buchi, mentre che la moglie era uscita di casa, tanto rifrustò e cercò, che in una scatola nel fondo di una cassa piena di cenci e di ciarpe ritrovò una firma del lotto, nella quale la buona donna risparmiando e sudando avea certi pochi danari investiti. Come s’egli avesse trovato un tesoro, ne fu contento, e uscito tosto di casa, tanto pregò e scongiurò parecchi de’ conoscenti che la comperassero, che finalmente si abbattè ad un certo mercatante di panni, il quale, parte per levarsi quella seccaggine d’attorno e parte ancora per augurio, comperò la firma; onde Gregorio volando andò alla taverna, ed ebbe il diletto del bere e quello dell’aver fatto la burla alla moglie. Di là a due o tre dì fecesi l’estrazione, e la donna udito che fra’ numeri cavati erano 2, 5, 8, che nella sua firma si trovavano, cominciò a gridare, che parea invasata: O Gregorio, o marito mio, siamo usciti di stento; e andatagli attorno lo abbracciava e baciava, che parea uscita di sè per l’allegrezza. Gregorio che, mezzo balordo dal vino, non si ricordava più di nulla, e vedea tanta contentezza, strano e imbizzarrito, le domandava se fosse pazza. Che pazza o non pazza, rispose la donna; ho vinto al lotto: vieni e vedrai la firma. Allora Gregorio, a cui non parea di avere il torto, incominciò a dirle: Vedi tu, il Cielo ti ha gastigata. Va da qui innanzi a far le cose di tuo capo e senza saputa del marito, come hai fatto questa volta. In questa casa non si potrà mai aver un bene per tua colpa. Quella tua firma, quella tua maledetta firma che, istigata dalla tua maledetta astuzia, mi volevi tener celata, il Cielo che non vuole astuzie, me l’ha mandata alle mani tre dì fa, e l’ho venduta. — La povera donna cadde tramortita e ammalò gravemente; e benchè il mercatante comperatore della firma le facesse alcuni presenti di danaro e di robe, poco le giovò, perchè il cervello le va attorno, ed è vicina ad essere pazza affatto.