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novella ii. 3

Rimane una curiosità ad alcuni di saper quello che si facesse la giovane de’ danari da lei guadagnati prima delle nozze, e per li quali era stata stimata ricca. Gli aveva dati daddovero a conto di dote a poco a poco a persona che con promessa di sposarla, non effettuata, la ridusse in istato di fabbricarsi una dote nuova con l’ingegno, senza far altri rumori.


II.


Il Bevitore.


Gregorio T. è un calzolajo di corte di ..... che non saprebbe tirare uno spago quando non avesse bevuto. Questa virtù gli pare al viso, perchè ha un naso spugnoso e rosso, gli occhi scerpellini e intorno alle palpebre orlati di prosciutto, con certi bottoncini vermigli sparsi qua e colà per le guance che pajon coralli. Ha moglie, e non potendo bere lei ancora, sta sempre seco ingrognato, e ha giurato nel suo cuore, per vendetta, di bere quante gonnelle, camice e calze ella avrà in vita sua; e adempie il giuramento, perchè quanto gli può capitare alle mani, lo porta al magazzino, e scambialo subito in vino, tutto allegro come se avesse una vittoria. Poco prima che si facesse l’ultima estrazione del lotto, andando costui a rivedere tutti i buchi, mentre che la moglie era uscita di casa, tanto rifrustò e cercò, che in una scatola nel fondo di una cassa piena di cenci e di ciarpe ritrovò una firma del lotto, nella quale la buona donna risparmiando e sudando avea certi pochi danari investiti. Come s’egli avesse trovato un tesoro, ne fu contento, e uscito tosto di casa, tanto pregò e scongiurò parecchi de’ conoscenti che la comperassero, che finalmente si abbattè ad un certo mercatante di panni, il quale, parte per levarsi quella seccaggine d’attorno e parte ancora per augurio, comperò la firma; onde Gregorio volando andò alla taverna, ed ebbe il diletto del bere e quello dell’aver fatto la burla alla moglie. Di là a due o tre dì fecesi