Novelle (Sercambi)/Novella XVIIII
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XVIIII
L>a brigata e ’l preposto avendo sentito la novella e ’l pericolo dello innamorato, parendoli che fusse mal partito e piacendo il modo dello scampo, rivoltòsi a l’autore comandandoli che per quello oscuro camino che aveano a fare per quella maremma piacesse di dire alcuna novella per trapassare i mali passi. Al qual e’ con reverenza disse che tutto farè’, e voltosi alla brigata parlando disse:
DE NOVO MODO FURANDI
Di Cupin ladro in Parigi.
A> Parigi, cittá di gran nome e di gran giustizia innella quale la corte de’ re di Francia si tiene, fu uno ladro <di> nome Cupin lo quale di continuo di dì e di notte si mettea a ’nvolare così le picole cose come le grandi, non avendo paura della giustizia.
E dimorando molto tempo per tal modo, vedendo non poter uscir del fango, pensò di volere tenere modi da diventare ricco tosto. E ’l modo che questo Cupin pensò si fu fra sé dicendo molti omini per furti e per altre cagioni erano ogni stimana impiccati al giubetto di Parigi, et erano apiccati con belli vestimenti et alcuna volta con cintore d’ariento. Di che questo Cupin dispuose di furare le veste di quelli, apiccati fussero, fine alla camicia, pensando che tanti fussero e di sì gran valuta che tosto serè’ ricco.
Fatto tal pensieri, un giorno il giustizieri di Parigi menando al giubetto più di xx persone — tra’ quali erano alcuni cavalieri li quali erano stati a rubare le strade, e altri <a> rubare botteghe, e chi in uno modo e chi in uno altro assai orevoli di vestimenta coi quali il giustizieri li fe’ apiccare — veduto Cupin l’impiccati e ben vestiti, si mosse et andò al giubetto, e quine spogliòsi in camicia, e montato in sulle forchi tutti li ditti apiccati ispogliò. E poi rivestitosi, tutte le robbe che furate avea ne portò, spettando che de’ nuovi vi s’apiccassero.
E non molti dì steo che di nuovo circa x il giustizieri ne menò al giubetto per impiccare. E vedendo li primi esser nudi in camicia, meravigliandosi chi quelli avea spogliati e non potendo sapere tale cosa, diliberòe pensare qualche modo di trovare quel ladro che a li altri rubava. E feceli condurre al giubetto et impiccare e ritornò con dare ordine di mandarvi alcuni a vedere; e così fe’.
Cupin che stava atento, veduti quelli che di nuovo erano impiccati, subito se n’andò al giubetto. E spogliatosi in camicia e concio uno cavestro alla forca con uno nodo di sotto pendente incominciò a spogliare. E quando l’ebbe tutti spogliati, vidde dalla lunga alcuni venire li quali lo giustizieri li mandava alla guardia per vedere chi era quello che i ladri apiccati ispogliava. E tali viddeno in quel punto uno sopra le forchi; e speronando verso il giubetto per giungerlo, Cupin, che ha veduto coloro di trotto venire al giubetto, quel nodo del capestro co’ denti prese e tra li apiccati nudi si misse pendente colle mani dirieto. Li guardiani giunti al giubetto e non vedendovi persona, ché stimavano tutti essere impiccati, e vedendoli tutti in camicia si meraviglionno forte come colui che da la lunga aveano veduto non aveano trovato: si ritirorono arieto e tutto ricontarono al giustizieri. Lo giustizieri pensò trovare altro modo. Cupin, partiti coloro, subito prese li <vestimenta> de’ ladri, si partìo e quelle nascose, sperando ogni giorno tenere questi modi.
<Essendo> Cupin in Parigi e vedendo tre menare al giubetto, li quali aveano assai «(tristi e poveri) vestiti, salvo che uno di loro avea una scarsella di stima di grossi due, disse: «Cotesta scarsella sarà mia; e simile cotesti panni, posto che tristi siano, me li torròe». Lo giustizieri, secretamente senza dimostrare a persona quello che volea fare, innomerò e tutti quelli ch’erano al giubetto e giungendovi li tre; e tutto tiene a mente.
E impiccati quelli tre, tornò a Parigi e disse ad alcuno che andassero al giubetto per vedere chi era quello che spogliava li apiccati; e se trovassero essere stati ispogliati, rimagnano tutti a guardia, salvo che a lui mandino uno. E quelli udita l’ambasciata uscirono fuori di Parigi e quando viddeno lo giubetto, viddeno uno sopra le forchi per lo modo di prima. Cupin, che già li avea spogliati et erasi per partire, veduti coloro che al giubetto veniano, subito co’ denti s’ataccò al nodo del capestro lassandosi pendere come di prima tra quelli impiccati. La brigata giunta e non potendo vedere il ladro, vedendo quelli tre spogliati, subito mandarono uno al giustizieri.
Lo giustizieri venne al giubetto: vedendo ogni persona spogliata, cominciò a nomerare l’impiccati e trovò che uno ve n’era più che non dovea essere. Subito comandò a uno sergente che con una lancia forasse all’impiccati li piedi, e disse forte. Lo sergente così fe’, andando ferendo le piante de’ piedi a li impiccati; e neuno sentimento aviano. Venendo a Cupin e percotendolo innelle piante colla lancia, sentendoli forte tirò in su le gambe. Lo giustizieri ciò vedendo, disse: «Questi è quello ladro che i ladri piùvolte ha rubati». E fatto montare uno sergente in sul giubetto, trovò Cupin che tenea in bocca quel nodo. E fattoli lassare, lo giustizieri disse: «O Cupin, non t’è valuto lo tuo ingegno, e come tu t’hai eletto i’ luogo, così ti rimarai». E quine con uno laccio al collo in quel luogo lo fe’ impiccare per la gola.
E per questo modo fu poi salvo il giubetto, che più li apiccati non funno spogliati.
Ex.º xviiii.