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novella xviiii 103

dassero al giubetto per vedere chi era quello che spogliava li apiccati; e se trovassero essere stati ispogliati, rimagnano tutti a guardia, salvo che a lui mandino uno. E quelli udita l’ambasciata uscirono fuori di Parigi e quando viddeno lo giubetto, viddeno uno sopra le forchi per lo modo di prima. Cupin, che già li avea spogliati et erasi per partire, veduti coloro che al giubetto veniano, subito co’ denti s’ataccò al nodo del capestro lassandosi pendere come di prima tra quelli impiccati. La brigata giunta e non potendo vedere il ladro, vedendo quelli tre spogliati, subito mandarono uno al giustizieri.

Lo giustizieri venne al giubetto: vedendo ogni persona spogliata, cominciò a nomerare l’impiccati e trovò che uno ve n’era più che non dovea essere. Subito comandò a uno sergente che con una lancia forasse all’impiccati li piedi, e disse forte. Lo sergente così fe’, andando ferendo le piante de’ piedi a li impiccati; e neuno sentimento aviano. Venendo a Cupin e percotendolo innelle piante colla lancia, sentendoli forte tirò in su le gambe. Lo giustizieri ciò vedendo, disse: «Questi è quello ladro che i ladri piùvolte ha rubati». E fatto montare uno sergente in sul giubetto, trovò Cupin che tenea in bocca quel nodo. E fattoli lassare, lo giustizieri disse: «O Cupin, non t’è valuto lo tuo ingegno, e come tu t’hai eletto i’ luogo, così ti rimarai». E quine con uno laccio al collo in quel luogo lo fe’ impiccare per la gola.

E per questo modo fu poi salvo il giubetto, che più li apiccati non funno spogliati.

Ex.º xviiii.