Novelle (Sercambi)/Novella XLVII

Novella XLVII

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XLVII


Ditto l’altore tale novella, la brigata andò a posare.

Lo perfetto amore di Metello consolò la notte molto la brigata, e ’l preposto, la mattina levato, e li altri per fornire il loro camino denno all’exercizii. E sentendo il preposto le leggi morali canonichi e civili fatte per li antichi Romani, le quali tutto il mondo aluminonno, fra sé dicendo: «Per certo li paesi si mantegnano meglio col senno che colla spada; e però non è da maravigliarsi se’ Romani tutto signoregiavano».

E con tale ragionamento e simile passò quel giorno, tanto che l’ora della cena fu venuta. Le mense poste, la brigata di vantagio cenò. Lo preposto parlò: «O brigata perfetta, ingegnatevi d’esser savi, però che secondo che io ho oggi compreso, Roma hae signoregiato tutto ’l mondo per senno». E voltosi a l’autore comandandoli che una bella novella dica e poi ognuno vada a dormire, l’altore per ubidire disse:


DE FALSO PERJURIO

<Del> vedere in Roma quando le donne faceano fallo,
per quella macina.


Li antichi Romani aveano per costume <che> voleano che le lor donne stessero caste; e per esser certi se caste fusseno, ordinorono per lor arte e maestria una macina, la quale avea tal vertù che quando una donna avesse fallito al suo marito e posta la mano in sulla macina, come giurato avea e giurasse il falso, la macina volgea; e se giurava il vero, la macina stava senza voltarsi. [p. 213 modifica]

Divenne che una giovana nomata Fiorina, moglie di uno Romano chiamato Pierucco, s’innamorò di uno giovano romano nomato Sodo; e venuto a compimento il desiderio di Fiorina d’aver saziato più volte la parte di sotto con Sodo (e perché tali cose non si puonno spesse volte fare che non si senta), fue sentito per Pierucco marito di Fiorina che ella si fallia ma non sapea con cui. Per la qual cosa Pierucco, costretto dal suo onore, diliberò d’accusare la donna e di menarla alla macina. E come diliberò misse in eletto, che quella accusata e datoli termine a comparire, pensò <farla ardere>.

Fiorina parlò con Sodo dicendoli: «A me conviene esser condutta alla macina, e tu sai che io più volte ho avuto a fare teco; però ti prego mi di’ consiglio al mio scampo acciò che vituperosamente io non sia arsa. E se volessi dire: — Andianci con Dio — , ti dico che quello fare non si può, però che i’ ho sempre <vicino> le guardie della giustizia». Sodo le disse: «Fiorina, io per me non so trovare modo di poterti scampare». Fiorina, ch’avea trovato il modo a contentare la sua voglia, disse a Sodo: «O Sodo, se tu vorrai fare a mio senno, io penso salvare me e ’l mio onore». Sodo disse: «Comanda et io il farò». Fiorina disse: «Farà’ti matto e quando io sarò menata alla giustizia della macina, e tu vieni et abracciami e basciami e poi ti fugge, e così farai più volte; e poi lassa fare a me». Sodo, che li volea bene, subito fe’ vista d’esser amattito, e per Roma andava faccendo le mattie, co’ panni stracciati voltonandosi per lo fango; e tutto ciò che un vero matto facea, il Sodo così facea, intanto che per tutto Roma Sodo era matto tenuto. E ben che si mostrasse matto tanto, a neuno facea male.

Venuto il giorno che Fiorina è menata alla macina, Sodo, com’ella uscio di casa acompagnata dalla famiglia e da alquante donne, se li acostò et abracciòla e baciòla a partisi subito. E come fu andata alquanto, Sodo, uscito d’uno cantone di corsa, si misse tra la famiglia et abracciò Fiorina e baciòla e fuggìo. E condutta Fiorina dinanti alla signoria, essendo la macina presente e simile Pierucco suo marito, prima che d’alcuna cosa fusse domandata, venne Sodo, e passando tra omo et uomo andò dov’era Fiorina [p. 214 modifica]et in presenzia della signoria e di Pierucco abracciò Fiorina e baciòla e fuggìo.

E stando Fiorina dinanti al giudici, domandato Pierucco che volea dire della moglie, Pierucco disse che ella avea auto a fare con altro uomo che seco. Lo giudici dice: «Fiorina, odi tu quello che tuo marito dice? Se dici di no e la macina cel mosterà non arai alcuna remissione, ma di presente al fuoco sarai menata e quine la tua persona serà arsa; e se dici la verità qualche rimedio potrai aver al tuo stato». Fiorina dice: «Messere, lo mio marito può dire ciò che vuole, et io son qui dinanti da voi per ubidire i vostri comandamenti». Lo giudice dice: «Fiorina, metti la mano in sulla macina e giura se altro uomo che ’l tuo marito t’ha tocca e di te avuto piacere». Fiorina, messa la mano in sulla macina, disse: «Così mi scampino li nostri dii com’a le miei carni né a me s’acostò mai persona altri che ’l mio marito e quel matto che in vostra presenzia mi abracciò e basciòmi».

Fatto il sacramento, la macina non si mosse ma salda steo. Lo giudice che non comprese il motto, liberò Fiorina, dicendo a Pierucco che la sua donna era casta; e mandòla a casa. Li dii, vedendo che la macina era stata per malizia di Fiorina vituperata, da quell’ora innanti la virtù che prima avea perdéo né mai tale virtù si racquistò.

Ex.º xlvii.