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XLVII


Ditto l’altore tale novella, la brigata andò a posare.

Lo perfetto amore di Metello consolò la notte molto la brigata, e ’l preposto, la mattina levato, e li altri per fornire il loro camino denno all’exercizii. E sentendo il preposto le leggi morali canonichi e civili fatte per li antichi Romani, le quali tutto il mondo aluminonno, fra sé dicendo: «Per certo li paesi si mantegnano meglio col senno che colla spada; e però non è da maravigliarsi se’ Romani tutto signoregiavano».

E con tale ragionamento e simile passò quel giorno, tanto che l’ora della cena fu venuta. Le mense poste, la brigata di vantagio cenò. Lo preposto parlò: «O brigata perfetta, ingegnatevi d’esser savi, però che secondo che io ho oggi compreso, Roma hae signoregiato tutto ’l mondo per senno». E voltosi a l’autore comandandoli che una bella novella dica e poi ognuno vada a dormire, l’altore per ubidire disse:


DE FALSO PERJURIO

<Del> vedere in Roma quando le donne faceano fallo,
per quella macina.


Li antichi Romani aveano per costume <che> voleano che le lor donne stessero caste; e per esser certi se caste fusseno, ordinorono per lor arte e maestria una macina, la quale avea tal vertù che quando una donna avesse fallito al suo marito e posta la mano in sulla macina, come giurato avea e giurasse il falso, la macina volgea; e se giurava il vero, la macina stava senza voltarsi.