Novelle (Sercambi)/Novella LXXXXIII

Novella LXXXXIII

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LXXXXIII


L>o preposto e la brigata giunsero a Brandisio e quine ebbeno sentimento come a Bari et in quelle parti la morìa era cominciata; e pertanto dispuose che il loro camino fusse verso Sant’Angelo. E la mattina quando da Brandisio si vennero a partire comandò a l’altore che una novella dica. L’altore presto cominciò a dire: «A voi, mercadanti non intendenti, li quali, desiderando di guadagnar tosto, a quanti pericoli venite! Et a voi che la fortuna v’ha ristorati, che di ciò dovete esser grati, dirò ad exemplo una novella fine che giungeremo a Sant’Angelo, in questa forma, cioè:

DE RESTAURO FACTO PER FORTUNAM

Fue innella terra di Bari: per amor della morìa preseno altro camino. trovandosi un mercante ricco, per <più> aricchire prese a navicare.

P>oi che siamo passati dove molti ladri si riduceno, et ora ci conviene andare quine u’ dimorano arcatori di parole; e pertanto è bene che ciascuno di noi ci vada pensatamente, non dimostrando se niente abiamo di valsente. E però cominciando la nostra novella dicendo: nella terra di Bari, dove pensavamo d’andare ma per la morìa ci siamo rivolti a cercar altro paese, fu uno mercadante assai ricco nomato Bandone, il quale avendo desiderio tosto d’esser più che ricco, dispuose a volere caricare una nave di tutto ciò che avea di valsente. E pensò caricarla di mercantia che in Cipri fusse buona: e non avendo pratica di che cosa fusse il paese né di che mercantia vi fusse necessaria, la nave [p. 405 modifica]sua caricò di agli e di nocelle, e poghe altre cose in sulla nave misse.

E dato al vento, provenne a l’isola di Cipri dove quine trovò molti legni carichi di diverse mercantie, fra i quali vi trovò assai mercanti con alquante nave così pogo intendenti come Landone, che v’aveano condutti di moltissimi agli e nocelle. Per la qual cosa le mercantie di Landone si poterè’ stimare esser pegio le ii parti, si per li molti agli e nocelle venute, sì eziandio perché l’isola di Cipri di tali mercantie in istrani paesi <manda>. Per la qual cosa Landone fu costretto per spacciarsi a dare le in derrate per uno. E veduto Landone che consumato avea la magior parte del suo e disposto di non tornare a Bari se prima non ristora la perdita, e come è d’usanza di questo paese, si puose in cuore di rubare.

E venduto la sua nave e comprato uno brigantino legieri, quello fornìo di compagnoni atti e disposti come lui a rubare, e missensi in mare rubando tutti quelli che rubar poteano. E vedendosi Landone aver radoppiato per ruba quello che da casa regato avea, diliberò ritornare.

E dato de’ remi in acqua et alzato vela dirizzandosi in verso Bari, un giorno faccendosi per fortuna grosso mare, che il suo picolo legno a tal fortuna non are’ potuto riparare, prendendo partito di saglire a l’isola di Scio e quine aspettare la bonaccia, e così a una bocca di uno porto di Scio Landone si ridusse. E non molto tempo vi steo che alquante cocche genovesi, venendo dalla Tana con mercantie, pervenneno presso a Scio, dove videno i’ legno di Landone. E cognoscendolo, et anco perché i genovesi l’hanno per costuma di rubare (chi può me’ di loro?), diliberonno tal legno e persone prendere. E messo una cocca a la ’ncontra del legno di Landone, dandoli alcuna battaglia ultimamente l’ebero e quella roba che Landone rubata avea misero in su loro cocche; e Landone spogliato, salvo uno giubetto, e li altri insieme con Landone messi furo in su loro cocche e quello legno di Landone affondato.

E caminando quelle cocche verso Genova, una notte, messo scilocco per sì gran forza e fattosi sì gran fortuna, non [p. 406 modifica]potendosi riparare, le cocche in piaggia di Cifalonia percosseno. E spezzate le cocche, chi meglio potéo con alcune taule si dava a campare. Landone, che altro non desiderava che morire poi che tutto il suo perduto avea, quasi dalla fortuna mosso ma non da sé una taula prese in sulla quale per lo mare tutta notte s’andò avolgendo.

Venuto il giorno, le cocche spezzate, le mercantie per lo mare in qua et in là andando, Landone vede morir or quello or questo, e lui che pogo di campare curava quasi come non se ne curasse stava in sulla taula; e ponea mente et alcuna volta li venia presso una cassa <et alcuna volta> una balla: e’ quando della mano e quando del piè li dava — quasi volesse dire: «Non mi dare impaccio» — , da sé le discostava. E stato per questo modo quasi presso a vespro senza mangiare, che aver non ne potea, e beuto più volte a suo mal grado, si levò uno vento che quella cassa fe’ la taula, dove Landone era suso, percuotere per tal forza che la rivolse. E Landone andato sotto, non per voluntà di volersi aitare ma non volendo, notò e di sopra rivenne et a quella cassa puose il petto tenendola colle mani. E per questo modo steo tutta la notte seguente fine al giorno.

E non sapendo Landone dove si fusse, il mare avendolo già condutto a terra dove una donna con una fanciulla sua figliuola lavavano panni, a l’isola di Giffo; la qual donna cognoscendo quella esser una cassa e vedendovi ii braccia apiccate dinanti e dirietro vidde la testa di Landone, subito preso Landone e la cassa e cavato di mare senza che Landone di ciò s’acorgesse (però che quasi era venuto meno e, se non che le braccia erano alla cassa tra du’ funi, più volte sarè’ affogato), la donna prese Landone in collo et alla fanciulla <fe’> prendere la cassa et a casa l’ebbe condutto. E quine con acqua calda e con buoni fuochi lo caldo naturale che quasi perduto avea, a pogo a pogo come fa una favilla <che> a pogo a pogo cresce, così lo caldo e lo spirito di Landone per lo buono argomento di quella donna ritornò in sé, e con buoni vini e confetti fu confortato.

E stato Landone alquanti di in casa di quella donna, ricordatosi che ’l suo perduto avea biastimava il mare che non l’avea affogato poi che povero si vedea. La donna li dice: «Landone, [p. 407 modifica]omai sarè’ tempo che in tuo paese ritorni, e loda Idio che di gran fortuna t’ha campato e portane la tua cassetta». Landone che della cassetta niente sapea, non essendo la donna in casa Landone quella sconficcò. E sentendola prima legiera, pensò quine dover esser poca roba; nondimeno per certificarsi la prese e vidde che quine erano molte pietre preziose in una pezza involte, e parte fuori della pezza. E come cognoscitore di pietre cognove quelle esser di gran valsuta, dicendo: «Queste m’aranno ristorato tutti li miei danni, sì con savio modo le saprò portare». E messole in una pezza e in seno messole, tornato la donna, Landone la ringraziò dicendoli che quella cassetta sia sua e che di grazia uno sacco li dia, se alcuno bene per l’amor di Dio li fusse fatto che quine mettere lo possa. La donna, che vede la cassa bellissima, fu contenta. Landone promette del servigio a lui fatto premiarla.

E partitosi, in una barca entrato, al porto d’Ostia di Roma arrivò là u’ suoi cittadini trovò, narrando le sue fortune contrarie. Per la qual cosa quelli lo rivestitteno e camino a Bari, dove poi vendéo quelle pietre delle quali ebbe un gran tesoro (del quale ne mandò tanto a quella donna che onorevilemente potéo maritare la figliuola, e lei senza lavar panni vivere a onore). Non volendo più mercadantegiare, ma con buone possesioni comprate si dé piacere.

Ex.º lxxxxiii.