Novelle (Sercambi)/Novella LXXXX

Novella LXXXX

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LXXXX


G>iunti a Dierta la brigata, dove trovonno aparecchiato per la cena e cenato, senza alcuno atto fare lo preposto comandò che a dormir s’andasse e che la matina di buon’ora, udita la messa, si caminasse. Così fu ubidito. E levati la matina, quando sono per caminare il preposto comandò che l’altore dicesse una novella acciò che la via dubievole non rincresca fine a Squillati. Al quale l’autore disse che fatto serà. E voltòsi e disse:

DE MALITIA HOSPITATORIS

Dell’oste da Torre della Fossa in quel di Ferrara: lui con la donna rubavano et uccideano li osti che vi veniano.

A>l tempo del marchese Alberto da Esti marchese di Ferrara, fu uno ostieri nomato Rustico il quale con una sua donna chiamata Bontura faceano uno albergo apresso a Ferrara in sul Po alla Torre della Fossa e compravano dal marchese la gabella del suo ostiero, come oggi si fa.

Avea questo ostiero e Bontura uno figliuolo cavestro di anni xiiii, il quale dal padre e dalla madre avea imparato a che modo si monta col culo in sulle forchi; cioè che avea dal padre e dalla madre in che modo s’uccidea e rubava. Et era tanto venuto esperto di tal mestieri, che di continuo, come vi venia alcuno ostieri ricco, dicea al padre et alla madre che tale si volea uccidere e rubare; e la magior parte di quelli che al suo albergo veniano, se non erano ben forti e ben proveduti, erano morti e rubati. Et [p. 392 modifica]alcuna volta acadea che alcun fante soldato con una sua panziera in dosso capitava di dì a quel passo: Rustico, volendo quel fante rubare (per forza non arè’ potuto), lo dimandava se quella panziera che in dosso portava vender volea dicendo: «Io la compero a buon pregio se ella mi piacesse». E tanto dicea che il soldato la panziera si cavava. E come Rustico la panziera in mano avea, dicea: «Questa panziera è perduta». Lo soldato dicea: «Perché?» Rustico rispondea perch’e’ senza bulletta la panziera, che per vender portava, del terreno di Ferrara la volea cavare. E per questo modo quello che per forza rubar non potea lo rubava con lusinghe e malizia; e per questi modi n’avea tanti morti e rubati ch’era uno stupore.

Et essendo uno messer Nisterna, uno giudici, venuto di Frigoli da officio colla sua donna figliuoli e famigli e con suoi arnesi — e infra l’altre cose avea una valige innella quale avea più di m ducati e tazze e gioielli d’argento d’una gran valuta — , avendo dal marchese léttora di passo, arrivò a l’abergo di Rustico ditto; al quale messer Nisterna disse che quella valige li serbasse, che dentro v’era gran valsuta d’argento. Rustico allegro disse: «Volentieri». E non vedendo Rustico il modo di potere il giudici e la brigata uccidere, avendo desiderio di rubare quella valige pensò per altro modo fare d’averla. E colla moglie e col figliuolo ordinò che la valige si legasse in una fune e con uno tovagliuolo sotto l’acqua del canale si fermasse, gettando la valige innel canale. E poi ordinò quando messer Nisterna fusse a letto che si mettesse fuoco nello albergo (e come sapete, quelle case sono tutte di paglia e di vinchiastri, che poca fatica è a ardere).

E come pensò fe’: che, veduti tutti quelli che con messer Nisterna erano andati a posare, Rustico Bontura e ’l figliuolo a un colpo in tre lati della casa ebbeno cacciato il fuoco. Messer Nisterna, sentendo il fuoco, subito prese pensieri di campare le persone non curando d’altro: con poghi panni fuori della casetta uscirono. La casetta arse con tutti arnesi di messer Nisterna. E fattosi dì, <messer Nisterna andato> a vedere, con malanconia dicendo all’oste dove avea la sua valige messa, l’oste risponde che la valige con tutte suoi cose sono arse, faccendo grande scarpore e [p. 393 modifica]dicendoli: «Voi m’avete arso lo mio albergo con tutte le mie massarizie et arnesi!»

Messer Nisterna, che in più offici era stato e già di molti ladri avea già fatti apiccare, cognoscendo la malizia di quello Rustico ostieri, li dicea piacevolmente per venire al fatto suo, dicendoli: «Io ti prego se sapessi in Ferrara fusse persona che mi volesse servire di fiorini iii cento, o ii cento almeno, per ricompensazione del danno che hai ricevuto e perché io me ne potesse tornare a Siena, et io li rimanderò». Rustico dice: «Io non vel so chi vi prestasse uno marchesano». Lo giudici dice: «Non ti dispiaccia, io vo’ andare a Ferrara, et al giudici del podestà che è di mio paese lo farò stare malevadore della somma che io ho ditto». Rustico dice: «Cotesto potete fare; e faite che ’l mio danno mi mendiate». Messer Nisterna disse: «Io lasso la mia famiglia che prima che io mi parta tu sarai ben contento». E fatto ad alcuno suo famiglio cenno, disse che ponesseno ben mente che l’oste non si partisse: «Che sempre con lui stiate colla moglie e col figliuolo, fine che io ritorno». Lo famiglio saccente steo aveduto che Rustico non si partisse, dandoli parole.

Messer Nisterna a Ferrara n’andò e subito dinanti al marchese si inginocchiò dicendoli chi elli era e d’onde venia e come colla sua donna figliuoli e famigli a l’abergo di Rustico alla Torre della Fossa era capitato. E tutto per ordine racontò al marchese, dicendoli che innella sua valige erano più di m ducati e molte tazze e gioielli: «E penso che se arse fussero, lo fuoco non esser tanto potente che consumati li debbia avere né fonduti. E pertanto vi dico che se tra la cenere si trovano, Rustico non esser in colpa del fuoco et io tutto li vo’ inendare; e se tali ducati e gioielli non si trovano, lui dé esser stato quello che ’l fuoco, per arder me e tutta la famiglia, misse per rubarmi la mia valige». Lo marchese, che molte cattività avea udite dire di Rustico, diè fede a messer Nisterna.

E subito mandato per messer lo podestà e dittoli tutto, lo podestà in persona, col suo giudici e famiglia, con messer Nisterna alla Torre della Fossa andarono, dove Rustico la moglie e ’l figliuolo e tutta la brigata di messer Nisterna quasi nudi <trovonno>. [p. 394 modifica]E fatto cercare la cenere, trovandovi la fibbia e le spranghe di una cintura che messer Nisterna portava cinta, e’ disse al podestà: «Poi che vedete che questa fibia non hae auto per lo fuoco alcuno guastamento — ché, vedete, fine a’ chiovellini con che erano chiavate le spranghe sono interi — , che dovranno esser li ducati e le tazze?»

Lo podestà, veduto che alcuna cosa non vi si trova, fatto prendere Rustico Bontura e ’l figliuolo e messi alla colla a uno alboro, collando Rustico e Bontura confessonno dove la valigia era, e quella aperta, vi si trovò li ducati e tutte le cose ditte. Lo podestà fe’ a messer Nisterna ristituire ogni suo danno, e Rustico Bontura e ’l figliuolo a uno paio di forchi che per loro si fenno, funno apiccati et ogni loro bene si tribuìo alla camera del marchese. E così morinno quelli ladri.

Ex.º lxxxx.