Novelle (Sercambi)/Novella LXXXV

Novella LXXXV

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LXXXV


G>iunti a Salerno colla dilettevole novella, e quine cenarono. E perché la brigata era stanca, senz’altro dire se n’andarono a dormire fine al dì seguente che levati funno. E dato l’ordine di caminare, il preposto comandò a l’altore che alla brigata dica una novella; perché lo camino di verso Reggio di Calabria era un pogo lunghetto, a tal camino per lo giorno ordini di bella novella atta secondo i’ luogo dove sono. Ma prima che si muovano dica qualche canzona morale. L’altore disse che fatto será, e voltosi alla brigata disse:

«Canzon, chi vuol ben giudicare, il fine
riguardi, e chi securo
star ci vuole pigli pogo a guardare
che in questo mondo le genti meschine
non pensano al futuro,
possin pur nel presente assai rubare.
E questo è quello che ci fa tribulare,
e romper tra’ buoni pace e acender ira:
perché a sé propio ognun le cose tira».

E seguendo disse:

DE BONA FORTUNA IN ADVERSITATE

Di frate Moriale che condusse la parte e gente in Italia.

A>l tempo che fra’ Moriale condusse e fési capo delle parti e compagne che <in> Italia si facessero, fu uno giovane di Pavia [p. 371 modifica]nomato Santo, nato di buone genti, il quale, piacendoli esser più omo di compagna che prete né altr’o mercadante, si misse innella compagna di fra’ Moriale. Et essendovi stato alquanto tempo — et avea seco una somma di fiorini iiii cento — , diliberò della ditta compagna uscire per du’ rispetti: l’uno fu perché li parea che a l’anima fusse peccato, l’altro perché al corpo era pericolo. Et uno giorno si partìo da Napoli tutto solo a piè con una lancia et uno coltello, e camino verso Salerno; e da Salerno si mosse per andare a Reggio (dove ora pensiamo d’andare) per potere al porto d’Ancona entrare in mare e caminare a Pavia.

Et essendo il preditto Santo armato, in uno bosco assai folto d’arbori si scontrò in due malandrini, li quali, come viddero il ditto Santo solo, lui assaglirono. Santo, difendendosi meglio potéo, percosse l’uno di que’ malandrini alquanto colla lancia nel braccio ritto; l’altro percosse il ditto Santo per modo che <la> lancia di mano li cadde. E cadutali la lancia, il ditto Santo fu preso e rubato de’ ditti fiorini iiii cento e tutti i panni e lassato legato a uno arboro in camicia.

E’ andatosi via, Santo, che si vede legato a quell’arboro, stima per certo quine dover morire, racomandandosi a Dio; e i malandrini lieti caininarono a una fontanella che non molto lungi era da’ luogo. E quine messi a posare partendo i fiorini rubati — e perché quello ch’era stato ferito innel braccio non potendo portare la lancia tra via l’avea lassata e fattosi il braccio fasciare acciò che ’l sangue restasse — , e mentre che costoro stavano in tal mena, sopravenne un altro malandrino a’ luogo dov’era Santo legato. Santo, come lo vede, se li racomanda; lo malandrino dice: «Che vuol dir questo?» Santo dice: «Io sono stato rubato da du’ malandrini che ora mi trovonno et hannomi tolto fiorini cccc e’ panni, e così legato m’hanno lassato». Lo malandrino dice: «Or qui mi fusse io trovato, arei auto la parte mia di quello t’hanno rubato». Santo dice: «Se tu mi vuoi dislegare, io mi penso ritrovarli se meco vorrai venire; e di tutto ciò che io guadagnerò, la metà vo’ che sia tua, l’altra mia». Lo malandrino dice che era contento; e discioltolo, insieme caminaro prendendo Santo la sua lancia. [p. 372 modifica]

E come andati turno alquanto, trovonno la lancia di quello ch’era stato ferito, che lassata l’avea, e subito, al sangue che andava versando, che via li malandrini aveano fatto. E seguendo la traccia del sangue, alla fontana dov’erano li malandrini arrivonno: e subito Santo, che vigoroso era e volenteroso di vendicarsi di quello li era stato fatto, per riavere il suo disse al compagno: «Andiamo loro a dosso, e prima che loro possano prender riparo, colle lance li percotiamo; e spero se serai valente noi li prenderemo o veramente li uccideremo, e poi la robba partiremo». Lo malandrino disse che francamente li percoterà. E mossi, colle lance <basse> sopra de’ du’ malandrini giunsero: Santo colla lancia percosse l’uno de’ malandrini che non era ferito, e passatolo dall’altro lato, morto cadde. Poi Santo e ’l compagno si cariconno a dosso al malandrino ferito il quale aitare non si potea, subito l’ebbero morto. E cercato, li trovaron li fiorini iiii cento che a Santo aveano tolto, e in cento fiorini aveano oltra quelli, che per lo simile modo ad altri rubati aveano, con alcuno gioiello di valuta di fiorini x.

E rivestitosi Santo de’ suoi panni, tenendo sempre i denari apresso, colla lancia in mano disse al compagno malandrino: «Ora partiamo quello che guadagnato abiamo». Et innomerati fiorini iiii cento, disse: «Questo è il mio capitale». E poi de li altri fiorini in cento fe’ du’ parti, dicendo al malandrino: «Questa parte della somma de’ fiorini in cento è tua, e quest’altra parte è mia, e sono contento che tutti li panni che costoro hanno, con ogni lor cosa, sia tuo, e li gioielli siano miei». Lo malandrino dice: «Or bene tu hai partito l’una somma de’ denari, ora parte l’altra». Santo disse: «Tu sai che io ti dissi che di quello che io guadagnava aresti la metà; e però questo è ’l mio capitale e di questo non dèi aver nulla; lo guadagno è partito come ti promissi, e fustine contento. E se in caso che contento non fussi, puoni giù cotesti denari et io metirò li miei e quelli ho guadagnati, e tra te e me la facciamo». Lo malandrino, avendo paura, quelli si tolse, e Santo se n’andò al suo viagio.

E per questo modo quelli che credeano rubare funno rubati e morti.

Ex.º lxxxv.