Novelle (Bandello)/Quarta parte/Novella IX

Quarta parte
Novella IX

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Alfonso decimo re di Spagna repudia la moglie, non potendo aver figliuoli,


e sposa una altra. Ma avanti le nozze la prima moglie si trova gravida,


onde Alfonso ripiglia la prima e marita questa seconda nel proprio di lui fratello.


Questi repudii, dal re inglese impiamente fatti, sono il piú de le volte cagione di grandissimi mali. E per l’ordinario si costumano fare da’ grandi signori; da quelli, dico, che non istimano le umani leggi e meno le divine, pur che possano li disonesti e illiciti loro ingordi e libidinosissimi appetiti adempire. Ora, venendo a la mia istorietta, né uscendo in tutto de la materia de li repudii, vi dico che Alfonso di questo nome decimo re di Spagna fu figliuolo di Ferdinando quarto. Egli in la sua giovanezza prese per mogliere Violante, figliuola di Giacomo re di Ragona, che fu quello che levò di mano a li sarraceni l’isole Baleari, cioè la Maiorica e la Minorca. Era Violante bellissima, e di grazia e belli costumi ornatissima. Alfonso sommamente l’amava e di lei sommamente appagato si teneva. Ma, essendo stato con lei alcuni anni, e veggendo che ella non portava figliuoli, de li quali egli fora di misura desideroso era, ancora che forte l’amasse e grandemente lasciarla li dolesse, deliberò come sterile repudiarla. E facendo fare per via de la ragione il processo, le diede il libello del repudio. Poi per mezzo di ambasciatori tenne prattica col re de la Dacia o sia Dania, e prese Cristierna, di quello figliuola, e per moglie la sposò. Era anco questa Cristierna oltra misura bella, e fu con grandissima pompa e compagnia di baroni accompagnata in Ispagna a Siviglia. Quivi con la sua comitiva, alquanto da la lunghezza del camino stracca, si fermò per riposare e ristorarsi. Ma ecco che, fore di ogni speranza, mentre che questa a Siviglia soggiorna e con desiderio grandissimo è dal re aspettata, la prima moglie Violante si scoperse gravida. A questo aviso si trovò il re Alfonso insiememente lieto e dolente. Allegro era che Violante fosse gravida, perché molto l’amava; di estrema poi doglia trafitto si sentiva e pieno di travaglio e noiosi pensieri, non sapendo come buonamente con questa altra governarsi. Cosí, trovandosi da diversi pensieri combattuto, e non veggendo il modo di risolversi, stava molto maninconico. Aveva esso Alfonso uno fratello nominato Filippo, il quale era abbate de la abbadia de la Valle Solida ed eletto vescovo de la cittá di Siviglia. Filippo, veggiendo il mordace affanno che il re Alfonso suo fratello affliggeva, e conoscendo la vera cagione di quello, e non li piacendo forse troppo portar il rochetto e la chierica in capo, si offerse prendere Cristierna per moglie, perché ancora non aveva ordine sacro alcuno. Onde con lo consentimento del re de la Dacia sposò per legittima sposa Cristierna, avendo prima rinonziato tutti li benefici suoi ecclesiastici. Si fecero le nozze con grandissima solennitá, e il re donò in dote a la sposa una cittá con molte castella, oltra la dote che il re suo padre data le aveva. A Filippo poi donò uno bellissimo stato di alcune cittá, e lo fece il primo e piú ricco e gran barone di tutti li suoi regni. Indi riprese la sua cara moglie Violante, con la quale ebbe molti figliuoli e anco figliuole. Il primo figliuolo che Violante partorí, fu nominato Sanzio quarto, che poi fu al padre empio, crudele e ingratissimo, come intenderete. Questo Alfonso decimo, per dirvene ancora diece parole, fu uomo studiosissimo e di gran fama cerca le scienzie matematice, e massimamente riportò infinita lode ne la astrologia, di modo che communemente da tutti per eccellenzia si dimandava «l’astrologo». In questa scienzia astrologica compose egli de li movimenti de li cieli e de le stelle una bellissima opera, che si dimanda dagli studiosi di quella arte Li canoni o siano le tavole alfonsine. Scrisse anco l’istoria de le cose fatte dal principio del mondo sino a li suoi tempi, che gli spagnuoli appellano l'Istoria generale. Scrisse anco sette libri, insegnando il modo del vivere a li suoi popoli, acciò che ciascuno sapesse come civilemente e religiosamente governarsi. Liberò il regno di Murcia da le mani de li sarraceni, e vi introdusse molte colonie di cristiani. Fu Alfonso eletto dagli elettori de l’imperio re de’ romani, o sia imperadore, per opponerlo a Riccardo re di Inghilterra, che con forza di denari avea corrotti alcuni elettori de l’imperio e si sforzava per forza farsi imperadore. Alfonso, intendendo la dissensione che era tra li prencipi germani, essendoli portata la elezione, stette assai sospeso; ma intendendo Riccardo essere morto, lasciò il regno a Sanzio suo figliuolo e si trasferí in Lamagna. Ove ritrovando esser il tutto in tumulto, perché Rodolfo conte di Habspurg per opera del vescovo magontino era stato eletto re de romani e da molti di quelli baroni germani favorito, persuaso da molti, deliberò, per non mettere sossopra la Germania ed essere cagione di spargere tanto sangue cristiano, ritornarsene in Ispagna. Onde il buono Alfonso, che trovato avea gli stranieri benevoli e amici e che onorato l’avevano eliggendolo imperadore, trovò Sanzio suo figliuolo avversario e nemico, perché non li volle a patto nessuno restituire il regno. Del che egli, oltra modo smarrito e dolente, conoscendo la estrema perfidia e ingratitudine del proprio figliuolo, in Siviglia vivendo privatamente se ne stette; e non possendo ricevere consolazione alcuna, intrò in tanta maninconia, che in breve, di gravissima infermitá oppresso, se ne morio.


Il Bandello al molto magnifico ed eccellente


de la ragione cesarea e pontificia dottore


e governatore di Cesena messer


Ottonello Pasini salute


Passando per Ferrara, andai al palazzo chiamato il «Paradiso», per visitar il signor Enea Pio di Carpi e la cortese eroina la signora Margarita Pia sua sorella, che giá fu moglie del valoroso signore Antonio Maria Sanseverino. Trovai che alcuni gentiluomini erano con la signora Margarita; la quale, come mi vide, molto graziosamente, secondo il suo consueto, levatasi da sedere, mi raccolse, e mi disse che il signor Enea era in corte, ma che non poteva tardare a venire. Mi fece dare da sedere, e mentre che appartatamente di alcune cose di Milano ragionavamo, sovravenne il signor Enea, il quale subito mi abbracciò. E perché erano molti dí che visti non si eravamo, egli mostrò vedermi molto volentieri, come colui che giá molti anni mi ha sempre amato. E mentre che insieme familiarmente ragionavamo, quegli altri gentiluomini dissero che in Ferrara erano dui, non volendoli nominare, de li buoni cittadini che avevano due molto belle moglieri, e tutti due, non si accorgendo l’uno de l’altro, si mettevano in capo la vituperosa insegna de le corna. E di tale facenda varie cose dicendo, il signor Enea, che le orecchie avea a ciò che coloro favoleggiavano, rivolto a quelli, disse: – Signori miei, cotesta non è cosa nuova, e sovente fiate suole avenire. Onde a questo proposito mi piace dirvi una novella, che essendo a Padoa in casa del signore cavaliere Obezzo, mio onorato nipote, intesi narrare. – E cosí narrò una piacevole novella, che a tutti fu molto cara averla udita. E perché mi parve degna di essere consagrata a la memoria di quelli che verranno dopo di noi, se tanto gli scritti miei dureranno, la descrissi, come anco lungo tempo è che ho scritto quella che in Milano voi narraste, se vi soviene, di quella gentildonna che fece quella grandissima paura al suo amante, e la piacevole ricompensa che da lui le fu resa. Or questa che il signore Enea ha recitata, per essere occorsa in Padoa vostra patria, a voi la mando e la vi dono, volendo che col vostro nome in fronte da tutti veduta sia. Giovami credere che voi volontieri la vederete, come cosa scritta da uno tutto vostro, e che qualche volta vi potrá ricriare, quando per lo governo di quella magnifica cittá e per acquetare le sanguinose e crudelissime parzialitá di quelle contrade, che di rado si veggiono essere tranquille, vi troverete fastidito. State sano.